NientePopcorn

Il cigno nero / 20107.41178 voti

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il trionfo del corpo

di
VOTO:
7

Partirei dal presupposto che Scarpette rosse non c’entra davvero nulla. Il cigno nero mi sembra un film imperniato su un male psichico che pochissimo ha a che fare con l’arte se non per il fatto che la protagonista è una ballerina. E all’interno del male psichico i temi principali sono la sessualità e il doppio.
Non per nulla c’è il lago dei cigni, una quantità infinita di specchi (il balletto è un’arte allo specchio) che sono moltiplicazione e frantumazione, e una incalcolabile bolgia di doppi veri o presunti (nina-beth, nina-lily, nina-madre, nina-nina). La poetica del corpo è fondamentale, anoressia, bulimia, autoferimenti, frigidità in cui il sesso/passione sono colpa e negazione del futuro (vedi la mamma), quasi il peccato originale, ogni avvenimento è una tacca sul corpo della protagonista che non riesce a ricomporre una dualità identitaria (o una molteplicità) se non soffocandone una parte, uccidendosi quindi per liberarsi (ma poi sarà morta sul serio?). Il rapporto con la madre è uno dei doppi di Nina, ma è ben svolto, è un rapporto castratorio, la mamma la spinge all’arte, la ridimensiona sessualmente, è il femminino che si realizza solo nella purezza, l’alleva alla repulsione del sesso, ne monopolizza la dieta (il pompelmo all’inizio e la torta alla fine), è un rapporto assolutamente non adulto in cui la madre ha il pieno potere del corpo e della mente della figli, quasi neonatale.
La sceneggiatura dunque ci mette un po’ tutto, alcune cose sono scontate, ma le ancora appunto a un vissuto corporeo tanto da trovare comunque uno spiraglio di identificazione, di leggibilità per tutti.

Però l’operazione è abbastanza approssimativa in altre parti, non mi è piaciuto nulla nulla il personaggio di Cassel, poco magnetico e, diciamolo, anche poco importante in tutta la storia: fra nina e il suo direttore non c’è comunicazione, passione, sfida, non vogliono la stessa cosa, non bruciano dello stesso male, non si capsicono proprio. E come è debole lui è debole tutto il mondo del balletto, efficace a mio parere solo nelle poche scene di studio, non si respira l’arte da nessuna parte e nessuna passione artistica. Insomma se lo avesse ambientato in un altro scenario sarebbe stato lo stesso. Cassel vive in un mondo in bianco e nero, il suo ufficio e la sua casa sono dominati dai due colori, ma tutto ciò rimane lì, perchè è qui che fallisce il film.
Non ho amato le scene di ballo, meglio la Portnam, fragile al punto giusto.

Ora come donna direi pure che la soluzione alla cosa è un bel pasto completo da 5 portate minimo

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