NientePopcorn

Berberian Sound Studio / 20125.68 voti

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sinestesie

di
VOTO:
6

L’inglese Peter Strickland omaggia il cinema italiano di genere anni ’70 con la storia di questo piccolo tecnico del suono inglese ingaggiato da un italiano per curare la post-produzione audio del nuovo film horror di tale Santini.
Il film ridonda di citazioni vintage. Bava e Argento e Margheriti e Martino. Anche se poi sia il film di Santini (di cui non vediamo mai un’immagine, ma che impariamo a conoscere solo grazie all’audio su cui lavoro un impressionante Toby Jones), sia l’ambiente descritto, ricordano più un Alfonso Brescia o un Renato Polselli.
Molto spesso si gira a vuoto, la trama si svolge volutamente lenta e poco consistente. Gli elementi che descrivono il lento progredire del timido Gilderoy a non saper più distinguere la realtà dalla finzione, a livello di scrittura, non è convincente e, in ogni, caso è già visto.
La sensazione è che Strickland abbia voluto rifare più il Polansky di “Repulsion” o “L’inquilino del terzo piano” che altro, ma gli è mancata sia la (s)profondità del primo, che l’ironia del secondo.
Ciò che funziona invece è l’atmosfera claustrofobica di un film girato tutto all’interno dello studio di registrazione, illuminato da ombre e colori caldi.
Non fallisce nemmeno il lavoro fatto sul sonoro. Curatissimo. Vero e proprio mezzo per creare qualsiasi sensazione nello spettatore (e in questo mi ha ricordato “Kill List”, che aveva lo stesso produttore)
Tirando le somme il film è girato bene e alcuni buoni colpi li assesta, risultando piuttosto interessante anche se noiosetto e poco riuscito negli intenti.

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