NientePopcorn

Anni felici / 20136.681 voti

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VOTO:
7

La fisicità e la materialità dei rapporti che legano i membri della famiglia descritta da Luchetti (è davvero la sua? O è la sua, mediata dal ricordo e dai desideri? Alla fine, poco importa), caratterizzate da un’attrazione quasi adolescenziale tra i genitori e da dimostrazioni d’affetto carnali e tenere da parte della madre, ben rese dalle inquadrature strette, serrate, indagatrici a livello epidermico e dalla bella fotografia di Claudio Collepiccolo, sono gli elementi-chiave della storia, al di là della messa in scena delle vicissitudini famigliari e dell’evidente egoismo dei membri della coppia protagonista che, alla ricerca delle singole identità (es.: ti amo, voglio starti vicina, così so che esisto, so di avere un ruolo societario), arrivano addirittura ad ignorare la presenza dei figli, mettendoli al corrente troppo precocemente, per esempio, di quelle dinamiche private che non dovrebbero varcare con tale leggerezza il perimetro del talamo (es.: anche se mi tradisci, sono serena).

Bravi tutti gli interpreti: la Ramazzotti si trova da tempo ad interpretare più o meno lo stesso ruolo, quello della bella madre in difficoltà, ma le riconosco una valida intensità e la capacità di rendere puntualmente concreti e credibili i suoi personaggi; Kim Rossi Stuart ineccepibile; i due bimbi notevolmente simpatici eppure dolenti (anche se il maggiore, a conti fatti, così maturo e lucido, rischia di sfiorare l’inattendibilità: ma mi rendo conto che si tratta di una semplificazione narrativa decisamente utile).

Dettaglio di non poco conto che ho molto apprezzato: il personaggio della Ramazzotti è, forse, particolarmente stereotipato (donna borghese che scopre orizzonti diversi da quelli a cui è abituata), però mi è piaciuto molto proprio per via della familiarità che caratterizza alcune sue sfaccettature. Oltre che il suo aspetto fisico (complici anche i bei costumi), la sua intensità mi ha ricordato lo slancio di alcune donne da me conosciute durante l’infanzia.

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