NientePopcorn

Acciaio / 20125.983 voti

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anche 5,5

di
VOTO:
5

Sono un pochino interdetta. Mordini avrebbe a disposizione tutta Piombino per invadere lo schermo con la presenza della fabbrica, ma in fondo sceglie che questa sia solo il teatro, o poco più, della sottotraccia ambientata fra operai e quadri anche se uno dei sensi del racconto è che c’è un paese, migliaia di vite e prospettive avvitati a quell’economia che certo è molto presente. Forse è il fatto che tutto il film si divide senza amalgamarsi molto fra questa città che ruota attorno ad una unica possibilità di vita e le due protagoniste che vogliono venirne via. Mordini si serve di una fotografia sgranata per rendere poco nitida la storia tutta, come in effetti è giusto che sia, quella delle adolescenti che, fra privazioni e violenze, stringono un legame fortissimo lungo una strada fuori dalla ovvia normalità che comunque hanno ben presente; quella dei lavoratori dell’acciaieria senza molte prospettive tranne il non essere mai molto lucidi per affrontare i turni e il nulla che il paese offre loro.
E’ solo che l’insieme della vita snocciolata con lentezza esasperante avrebbe dovuto avere, a mio parere, una maggiore brillantezza nell’essere ripresa, ossia un marcato stile visivo, anche perché molti tagli di montaggio, molte scene le puoi anticipare facilmente (lui e lei, lo sfondo della Lucchini, finalmente sono soli, piano lungo che li inquadra, lui si avvicina e ci puoi scommettere che staccherà con un piano medio per il bacio, ecco che lo fa). I protagonisti sono tutti davvero bravi, brave le ragazze, bravo Riondino, brava pure per quei pochi minuti la Puccini. In generale tutti sono raffigurati con un tratto di effimero a contrasto con la solida pesantezza dell’acciaieria, ma per l’appunto manca una regia personale a fronte di una sceneggiatura che precede molto silenzio e pochi dialoghi saturi di significato, in questa maniera anche questi ultimi rimangono sospesi.
Di apprezzabile c’è questa indeterminatezza che rispecchia, non so quanto volutamente, questo periodo storico preso fra l’instabilità lavorativa e la conseguente impossibilità per molti di progettare a lungo termine.

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