NientePopcorn

Un giorno di pioggia a New York / 20196.2141 voti

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Affinità Elettive

di
VOTO:
8

Gatsby e Ashleigh sono una giovane coppia che frequenta l’università. In occasione di un’intervista a un regista che Ashleigh deve compiere a New York decidono di passare lì il fine settimana insieme. Gatsby è intelligente, cervellotico, anticonformista, un tipo antico poco incline ai cambiamenti, insomma è un giovane Woody , proveniente da una famiglia molto agiata. Ashleigh ha una provenienza molto benestante,all’apparenza è svampita, stupidina, ma forse è più consapevole di quanto non sembri. L’intervista di Ashleigh si prolunga e i due sono costretti a restare separati per via di innumerevoli contrattempi.
Allen gioca abilmente innanzitutto con quest’ultimi, rendendoli credibile il pessimo tempismo che gioca a sfavore dell’ingenua coppia.
Se Gatsby rappresenta un personaggio a noi familiare, alter-ego alleniano che ci risulta noto ormai da tempo, quello di Ashleigh l’ho trovato molto interessante e innovativo. Ricalca un po’ quello di Melody in Basta che funzioni, ma come già detto non è ingenua come sembra probabilmente.
Ashleigh sa come corteggiare l’occhio maschile, presentandosi come l’esclusione di qualsiasi minaccia, un po’ stupidina, giovane,
come già detto, apparentemente ingenua , finisce con l’attirare le attenzioni di un regista, di uno sceneggiatore e di un attore, le tre anime del cinema. Il regista cerca solo una musa da idealizzare, lo sceneggiatore trasforma le banali storie quotidiane condite di clichè in tragiche avventure, e l’attore è un’icona come Ghandi, chi mai lo rifiuterebbe? La superficialità di Ashleigh viene fuori anche in questo caso, quando tra i tre sceglie di “concedersi” solo all’icona, all’immagine che le fa dimenticare il proprio nome nel modo meno metaforico possibile, subendo la condanna senza appello sulla nostra inevitabile adorazione per il successo dell’immagine sopra ogni cosa.
La parte di Gatsby fa da contraltare per mostrare che nonostante i due siano simili come origine e come provenienza, in realtà siano profondamente diversi alla base, come sistema di pensiero e di forma mentis, diciamo.
Si parla di Affinità Elettive, insomma, la pioggia non funge altro che come specchio spia, che Gatsby cerca di ignorare finché non incontra una ragazza che gli tiene testa, cinica in superficie, che però è molto più simile a lui di quanto non sembri.
Non so quanto abbia senso parlare di ritmo e tempi comici con Allen, che anche nella sua opera più mediocre non perde mai quel tocco inconfondibile e che da trent’anni a questa parte sa come riempire una sceneggiatura.
L’ho trovato esilarante, elegante, e con una compiutezza formale forse assente nei suoi ultimi film, che reputo comunque validi. Da segnalare in particolare gli effetti comici della risata agghiacciante della cognata, e soprattutto della rivelazione materna sulla “originale ricreazione a pagamento” che invece di sconvolgere Gatsby lo avvicina. Perché dopotutto secondo il suo sistema di pensieri questa rivelazione lo sorprende, mentre è molto più riprovevole la innaturale adeguatezza.

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