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1997 - Fuga da New York / 19817.5312 voti

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Che spacconata!

di
VOTO:
7

New York, 1997. Un aereo presidenziale viene dirottato e fatto schiantare all’interno del ghetto newyorkese. L’unico superstite è stato fatto prigioniero dal boss del carcere, il cosiddetto Duca: una specie di rapper nero, TAMARRISSIMO, che ricorda vagamente Snoop Dogg.
Ma parliamo un attimo dell’auto di questo Duca che mi ha colpito moltissimo: ha due bei lampadari sopra i fari anteriori, lampadari quelli della nonna (almeno mia nonna più o meno ce l’ha così), quelli con tutte gocce di cristallo attaccate l’un l’altra con anellini d’oro e una mirror ball (palla da discoteca), quelle fatta da tutti specchietti, attaccata al posto dello specchietto retrovisore.. che stile, eh!?
Vabè, ‘sto Duca tiene come ostaggio il reduce dall’impatto, che ovviamente è lo stesso Presidente degli Stati Uniti. Interpretato dalla persona meno adatta del mondo, un tizio brutto, vecchio, grasso e pelato. E anche “leggermente” privo di COJONES! (come direbbe il Dott. Kelso in Scrubs)
Per recuperarlo, la sicurezza del carcere ingaggia un ex soldato pluridecorato, tale Jena Plissken (Kurt Russel) (che ovviamente conoscono tutti come se fosse una star!), condannato anch’egli all’ergastolo. Se la missione avrà esito positivo gli verrà concessa l’amnistia, ma se fallirà sarà immediatamente condannato a morte.

Già il fatto che abbiamo tradotto il nome da Snake a Jena mi fa girare le palle. Cioè Kurt Russel ha tatuato ENORMEMENTE un cobra sulla pancia. Enorme. Gigante! E noi italiani abbiamo anche il coraggio di tradurgli il nome!? ..in Jena poi. Vabè.

John Carpenter in questo film è un tuttofare. E’ regista, sceneggiatore e anche compositore!
Peccato che per star dietro a tutti questi campi abbia tralasciato un po’ troppo il fattore “emozione” del film, decisamente moscio. Ci sono alcune scene vagamente adrenaliniche, ma niente di troppo esaltante.
Si lascia molto più spazio alla spacconaggine violenta e alla tamarraggine dilagante.

Belli invece gli scenari di devastazione e degrado, tra l’altro ottenuti con un budget ridicolo, che rendono benissimo l’idea della critica situazione all’interno della cinta muraria.
Anche il personaggio di Jena non è male, la faccia squadrata di Russel si addice bene al personaggio con la benda sull’occhio.

Posso capire che per i maschietti degli anni ’80 possa essere stato un cult e Jena un modello di vita. Ma ‘sto film visto nel 2012 da una donna, non è che meriti elogi particolari. Un film come tanti. Magari ho solo sbagliato il “tempismo”, magari se l’avessi visto trent’anni fa non l’avrei giudicato malamente. Ma ahimè! Io nemmeno ce li ho trent’anni!
..Escape from New York, ora che ti ho visto, posso spuntarti dalla lista e salutarti definitivamente.

Questa recensione ha 5 commenti

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