NientePopcorn

Un tranquillo weekend di paura / 19727.2138 voti

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I cani di paglia di Boorman

di
VOTO:
8

(Riflessioni sparse)

L’infernale disavventura in canoa di quattro cittadini supponenti e sprovveduti raccontata da Boorman e Dickey è pura New Hollywood.
La rilettura del genere horror iniziata da Romero, qui, si coniuga con una rielaborazione del western della Frontiera (e, infatti, il film non ha nulla di elegiaco nei confronti del tema), si mescola alla contemporaneità (Deliverance è un film che trasuda umori anni Settanta da ogni millimetro di pellicola) e scoperchia la pentola hillbilly che, di lì a poco, altri registi (vedi, Wes Craven e Tobe Hooper) avrebbero sfruttato ancora, premendo l’acceleratore sullo slasher.

Ho trovato emblematico il fatto che i 4 protagonisti adottino puntualmente l’atteggiamento sbagliato, nei confronti del contesto (umano/sociale e naturale), in cui si ritrovano ad agire: l’extra virile Lewis (Burt Reynolds) dichiara di avere uno spirito da pioniere (quindi, di un violatore), eppure è convinto di essere in grado di percepire il vero spirito dell’antico fiume; Bobby (Ned Beatty) è supponente e sprezzante nei confronti del luogo e delle persone che lo abitano e riduce ogni cosa e persona a canoni “cittadini”; Drew (Ronny Cox) ha una visione romantica della condizione di vita dei nativi del posto e, seppur in buona fede, pietisticamente (e paternalmente), considera la gente del luogo come creature silvestri (o aliene), da scoprire, per arricchire se stesso e, viceversa, loro; Ed (Jon Voight) tarda a comprendere di essere entrato in un mondo in cui l’unica legge vigente è quella della sopravvivenza a ogni costo.
Il risveglio dai rispettivi torpori è un nuovo battesimo, per tutti.
Con questo viaggio, i quattro rinascono, metaforicamente, a nuova vita e tutti, letteralmente, ne escono feriti profondamente nella carne e nello spirito.

Ho letto in giro che pare che anche Peckinpah si fosse dimostrato interessato ad adattare per il cinema il romanzo di James Dickey da cui è tratto questo film. Non mi stupisco, allora, di aver pensato spesso a lui e a Cane di paglia (uscito in sala un anno prima), mentre guardavo il lavoro di Boorman.

Comunque, Burt Reynolds senza baffi è come un cielo senza stelle.

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