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Il libro della vita / 20147.275 voti

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Ipertrofico e inutilmente ridondante

di
VOTO:
3

Il film d’animazione in computer graphic Il libro della vita di Jorge R. Gutiérrez, prodotto da Guillermo del Toro, è un’incursione in un Aldilà ispirato dalla cultura tradizionale messicana.

L’ho trovato un film ipertrofico e inutilmente ridondante: l’ho patito, non vedevo l’ora che terminasse.
La storia mi ha annoiato, l’estetica priva di una precisa identità formale mi ha ubriacato senza emozionarmi. Non ho compreso l’alternanza senza senso di continuità dell’aspetto dei personaggi, alcuni concepiti come LOL o Bratz (Maria, il fandom femminile di Joaquin, la guida del museo), altri come inquietanti quadri cubisti/lisergici (mariachi, militari, padre di Maria, alcuni abitanti del pueblo, custode del museo, Xibalba trasformato), altri come neutre stilizzazioni umane (studenti in gita).
Da questo bailamme di stili inutilmente ricco di dettagli, salvo la bellissima Muerte (uno splendido adattamento dei cliché estetici messicani), le versioni “morte” dei personaggi e la rappresentazione degli oltremondi, uno coloratissimo e palpitante e l’altro vagamente ispirato alle ombrose stampe per La Divina Commedia del Doré.

Dal punto di vista narrativo, la storia trita e ritrita per l’ennesima volta le faccende della “principessa” ribelle e delle aspettative famigliari vs. sogno dell’eroe.
A un certo punto, nel plot, viene infilato a forza un villain (il bandido “cyborg”) che aggiunge al film ulteriore confusione visiva (e minutaggio superfluo).

Con Coco di Disney e Pixar, uscito 3 anni dopo, nel 2017, Il libro della vita ha molte cose in comune, ma credo che le similitudini discendano dalla sola manipolazione della materia culturale, piuttosto che da una scopiazzatura di una casa di produzione/studio di animazione (Pixar) ai danni dell’altra (Reel FX Creative Studios). Oltre all’ambientazione messicana, entrambi i film mettono in scena un viaggio ultraterreno in occasione del Día de Muertos e hanno un protagonista maschile che vorrebbe suonare la chitarra ma viene osteggiato dalla famiglia.
Per il resto, i due film non si sovrappongono mai (dopotutto, perché dovrebbero? Insomma, pericolo scampato, per l’uno e per l’altro), ma, soprattutto, a Il libro della vita manca un quid che gli permetta di scavalcare la retorica stantia (anche per i più piccoli) dell’avventura romantica.

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