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La grande bellezza / 20137.3984 voti

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Sorrentino riflette su di se, e su Roma

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Questa volta è difficile recensire, su questo non c’è dubbio, e penso che ognuno di noi debba concedersi almeno un’altra visione per cercare di afferrare qualcosa dal marasma del film. Non metterò sul piatto la distesa di citazioni al cinema felliniano o qualsiasi altra citazione di cui, innegabilmente, il film è traboccante, ma non vedo come ciò possa recare danno o turbare lo spettatore. Una volta fuori dalla sala non si capisce molto del film, ad alcuni piace, a pelle, ad altri no. Io sono tra quelli a cui, a pelle, è piaciuto. Dopo una giornata per metabolizzare il tutto inizio a dedurne sprazzi di concetti con cui tenterò di dare il mio parere al film. Scartando anche la polemica sul budget, che non fa testo dato che in america spendono molto ma molto di più per film decisamente mediocri, e giustificati dal fatto che la produzione è anche francese, vediamo come potrebbe essere districato un film così aperto a molte esperienze.
Se da un lato il film è sfolgorante, carico di estetismi e citazioni, dall’altro il vero nodo da sciogliere riguarda i contenuti: il film non parla del nulla, che poi volendo sarebbe anche il tema di fondo della nostra vita, ma parla appunto dell’esistenza umana, e lo fa tramite “capitoli”, non veri, ma più come poesie sparse per il film, dal cui complesso sorge una visione d’insieme carica di interrogativi che difficilmente possono non riguardarci. Questa caratteristica può effettivamente risultare ridondante, ma è null’altro che una scelta di Sorrentino, da condividere o meno. E’ così che il film si dispiega, tra flash e intensi aforismi che riflettono su un tema comune talmente vasto che effettivamente è difficile afferrare ad una prima visione. Per chi accusa di personalismi, io mi chiedo cosa voglia dire, a me pare un’accusa senza cognizione di causa. La colonna sonora è un contorno speciale a Roma, e ai pensieri che la attraversano.

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