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I 5 volti dell'assassino / 19636.99 voti

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Huston e il giallo narrativo europeo

di
VOTO:
7

Huston mette mano al giallo letterario europeo (Agatha Christie in primis) e crea un raffinato divertissement che, oltre a mettere in scena virtuosismi estetici di gran classe (vedi, la scena con “l’azione allo specchio” o la caccia alla volpe finale) ed eccessi tipici del genere (come la memoria formidabile di Le Borg e la flemma molto brit del personaggio di George C. Scott), gioca con gli spettatori sottoponendo loro un doppio ed intrigante quesito.

Oltre a coinvolgere la platea circa la soluzione del mistero che avvolge la famigerata “lista di Adrian Messenger”, Huston stuzzica il pubblico fin dai titoli di testa, anticipando la partecipazione al film di star come Tony Curtis, Burt Lancaster, Frank Sinatra e Robert Mitchum che, però, non sembrano mai palesarsi in scena. Eppure, la presenza dei loro nomi insieme a quello di Kirk Douglas, in azione fin dai primi fotogrammi, lascerebbe presagire un loro fondamentale coinvolgimento nell’economia della storia. Dove sono? Quando compariranno? Che ruolo avranno?

Il “ruolo” narrativo delle star citate è quello tipico di un indizio fondamentale presente sulla scena di un crimine di cui, però, alcuno si accorge per lungo tempo o che, addirittura, passa totalmente inosservato.
Così, sfruttando con gusto l’architettura tipica dei classici del giallo, Huston coglie l’occasione per tirare una stoccata ad una società cristallizzata come quella britannica, in cui le convenzioni sociali sono riconducibili ad uno schema artificioso come quello di un libro o di un film di genere.

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