NientePopcorn

La scelta di Barbara / 20126.733 voti

an image

Cocci aguzzi

di
VOTO:
8

L’apparato di controllo della DDR era capillare, nessuno poteva dirsi al sicuro dall’occhio vigile della Stasi (il più avanzato e sofisticato organismo di sorveglianza e terrorismo psicologico mai visto). Impossibile sapere da dove provenisse la minaccia, amici, conoscenti, vicini di casa, chiunque poteva rappresentare un pericolo. “Ognuno è un potenziale rischio per lo Stato”, i nemici erano ovunque, nemico era chiunque la pensasse diversamente. Nemico era anche chi desiderava qualcosa di materiale, chi aveva contatti con l’Ovest capitalista. I cittadini erano spiati, pedinati, perseguitati, umiliati di continuo e spesso anche torturati.
Questo il clima plumbeo del film, questa la realtà da incubo da cui la protagonista vuole fuggire.
Ma Barbara ama anche il suo lavoro, ha un atteggiamento ambivalente verso il suo paese, di cui percepisce anche gli aspetti positivi. In fondo, nonostante la sua freddezza, non riesce ad essere insensibile alla sofferenza e si rende conto che il suo lavoro, la sua competenza, soprattutto in un piccolo ospedale, sono necessari. L’arrivo di Stella, una detenuta in un campo di lavoro, e il suo rapporto sempre meno improntato al sospetto reciproco con un medico, suo collega tenderanno a spezzare la sua sensazione di provvisorietà. Restare richiede grande coraggio, che non tutti posseggono, restare, “seguitando una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”, è un gesto da eroi. Veri.
Ovviamente, il film è stato accostato a Le Vite degli altri, ma Barbara è un film che gioca carte meno scontate, non ha la pretesa di soddisfare i palati sia della critica che del grande pubblico, ha una trama molto lineare, per niente spettacolare. Autentica. Non manipola facilmente i sentimenti, è un film antiretorico. Freddo, proprio come la sua protagonista, eppure capace di emozionare.

Questa recensione ha ha un commento

Exit mobile version