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Amadeus / 19847.9482 voti

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Un’appassionante e coinvolgente biografia di Wolfgang Amadeus Mozart, narrata attraverso le parole del suo acerrimo rivale, Antonio Salieri

di
VOTO:
8

Sfrontato, anticonformista, maleducato, volgare, edonista, irriverente ma anche maledettamente geniale: chi era costui? Semplice: Wolfgang Amadeus Mozart. Un talento, il suo, tanto creativo e precoce quanto ribelle ed effimero, dato che morì, stroncato da una violenta febbre di tifo, a soli trentacinque anni. Eppure, sebbene la vita non gli abbia concesso molto tempo, fu in grado di comporre – fra sinfonie, concerti per pianoforte e orchestra, serenate, musica sacra e da camera, quartetti sia per archi che per pianoforte, per non dimenticare le opere teatrali – qualcosa come settecento lavori. Impressionante. Un’esistenza sregolata, condotta sempre al massimo, perennemente e indefessamente alla ricerca della più bella musica che si potesse offrire al pubblico. E dato che nel campo musicale era un genio assoluto, egli riuscì pienamente nel suo intento. Mozart fu, semplicemente, il miglior compositore che l’orecchio umano abbia mai avuto modo di udire.
Logico, quindi, che cotanta bravura, incredibilmente racchiusa in un uomo solo, potesse suscitare un po’ di invidia nei suoi colleghi, inevitabilmente meno dotati di lui, tra i quali ce n’era uno, in particolare, che non lo poteva proprio soffrire: il suo nome era Antonio Salieri, un musicista provvisto “soltanto” di un buon talento, che perciò si dovette accontentare di vivere perpetuamente all’ombra del grande maestro salisburghese. L’astio che Salieri provava nei confronti di Mozart era tale da ossessionarlo fino a farlo diventare paranoico; in vecchiaia arrivò perfino a tentare il suicidio, perché era roso dal rimorso di aver provocato – a suo dire – la morte del suo tanto odiato collega. Ed è proprio da questo episodio, con Salieri rinchiuso in un manicomio, ormai anziano e prossimo alla morte, che parte la pellicola che Milos Forman ha tratto dal testo teatrale di Peter Shaffer, il quale ha curato in prima persona l’adattamento cinematografico della propria opera.
Attraverso le parole di un Antonio Salieri ebbro di rabbia e rancore, riviviamo la sua rivalità – più presunta che reale – con Mozart. Sebbene il film esageri nel romanzare la vita di quest’ultimo, il risultato finale è sicuramente di tutto rispetto. “Amadeus” è un film formalmente ineccepibile (notevoli sia i costumi che le scenografie); il regista ceco è abile a confezionare una pellicola spettacolare, appassionante e coinvolgente che, nonostante la lunga durata (158 minuti), riesce sempre a tenere vivo l’interesse dello spettatore. Grande il duello recitativo fra i due attori protagonisti, Tom Hulce e F. Murray Abraham. Per Hulce il ruolo di Mozart è uno di quelli che, nel bene come nel male, segnano l’intera carriera; infatti, benché in questo caso sia molto bravo ad impersonare l’estroso ed eccentrico compositore austriaco, successivamente non ha mai più avuto ruoli all’altezza di questo, forse perché a rubargli la scena ci pensa l’ottimo Murray Abraham, che, nei panni di Antonio Salieri, riesce a dare corpo alle ossessioni e alle frustrazioni del suo personaggio con un’interpretazione maiuscola. Rimane nella memoria, nel finale, la sua frase “mediocri, ovunque voi siate, io vi assolvo, io vi assolvo, io vi assolvo, io vi assolvo, io vi assolvo tutti”.
Il film raggiunge il suo apice nella bellissima scena in cui Salieri aiuta Mozart a completare il “Requiem” che lui stesso gli ha segretamente commissionato: vedere i due musicisti che compongono insieme – in un clima di angoscia crescente – è meraviglioso; quantunque sia fisicamente provato dalla malattia che lentamente lo sta divorando, Mozart riesce lo stesso a dare lezioni di musica a Salieri, il quale, sebbene sia in perfetta salute, fatica come un matto a stare dietro alle continue intuizioni compositive che gli suggerisce il suo collega. Una sequenza, questa, veramente emozionante.
Del film ne esiste anche una versione Director’s Cut, uscita nel 2002, più lunga di una ventina di minuti rispetto a quella che venne distribuita nei cinema nel 1984. Per quanto siano interessanti, le scene aggiunte non cambiano granché il giudizio sulla pellicola. Splendida e suggestiva la fotografia di Miroslav Ondricek. Assieme a “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, “Amadeus” è il film più celebre e premiato di Milos Forman. Nel 1985 vinse otto Oscar su un totale di undici nomination: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Attore Protagonista (Murray Abraham), Migliori Costumi (Theodor Pistek), Miglior Suono (Mark Berger, Tom Scott, Todd Boekelheide, Christopher Newman), Miglior Trucco (Paul Le Blanc, Dick Smith) e Miglior Scenografia (Patrizia von Brandenstein, Karel Czerny).

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