Recensione su Mercoledì

/ 20227.190 voti

L’adolescenza di Mercoledì Addams / 3 Dicembre 2022 in Mercoledì

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione

Sviluppata dalla coppia di sceneggiatori Miles Millar e Alfred Gough (i creatori di Smalville e autori della sceneggiatura di Spider-Man 2 di Raimi), co-diretta e co-prodotta da Tim Burton, la serie tv Netflix Mercoledì sposta in territori finora inesplorati le avventure della Famiglia Addams: per la prima volta, l’adolescenza fa esplicito capolino nella avventure dei personaggi creati nel 1938 dal disegnatore statunitense Charles Addams.
Lo spunto è super: come affronterà questa età complicata la funerea ma adorabile Mercoledì Addams (Jenna Ortega)?

Quella che, per me, è una carta stravincente, perché potrebbe essere una scoppiettante chiave di lettura della materia narrativa tradizionale legata agli Addams, viene buttata alle ortiche, immagino per assecondare soprattutto una larga fetta del pubblico Netflix, cioè quella dei coetanei (o giù di lì) della protagonista, appassionata di fantasy e teen horror, e di quei genitori che condividono con i figli esperienze televisive di questo genere.

Mercoledì dichiara velocemente di odiare i genitori e, ogni tanto, ricorda al pubblico che non vuole assomigliare alla madre. Insomma, la sua dichiarazione d’intenti (in sostanza: “Sono un’adolescente, non rompetemi le scatole”) è più che esplicita.
Ma, dopo neppure 10 minuti dall’inizio della serie, lo script liquida la questione conflittuale figlia-genitori, mandando l’intemperante Mercoledì nel collegio per “ragazzi speciali” (cit.) in cui sono stati educati i suoi genitori, Morticia (azzeccatissima Catherine Zeta-Jones) e Gomez (un particolarmente dentuto Luis Guzmán), intitolato a Edgar Allan Poe.

Da qui in poi, per quel che ho visto (e, a causa di queste premesse, non ho gran voglia di indagare oltre), Mercoledì si risolve in un mistery per ragazzi, con creature sovrannaturali, superpoteri (negli Addams? I superpoteri? Ma mi faccia il piacere…), intrighi, segreti, amori e rivalità, con dinamiche viste e riviste.
Se, pure, la Ortega ha l’adeguata presenza scenica e il giusto broncio per interpretare Mercoledì, così come è stata concepita, la protagonista è praticamente priva di quell’ironia assolutamente necessaria per creare lo straniante contrasto tra freak e “normali”.
Insomma, questa Mercoledì non è inquietante: non è più una bambina dall’aspetto innocente che mozza le teste alle bambole, non sorride mai e ha una lingua cinica e puntuta che stona su quel bel faccino immoto. Ora, è -appunto- un’adolescente imbronciata che, ogni tanto, dice o fa cose stravaganti (e che non si capisce perché ha una spiccata propensione al supereroismo e mena come Jackie Chan), in cui, forse, è semplice riconoscersi (perché si è in quella fase della vita in cui si è così, o ci si ricorda di essere stati così), ma che non funziona per antinomie.

Nella loro concezione tradizionale, gli Addams sono fortissimi e fanno (tanto) divertire, perché sono bizzarri senza sapere di esserlo e non concepiscono la distanza formale dalle altre persone se non come (loro!) motivo di stupore.
In questa serie, invece, tale distanza è resa inutilmente palese (forse, per introdurre il concetto di ghettizzazione, bullismo, ecc.? E va beh…), tanto che i ragazzi della scuola Nevermore vengono esclusi e perseguitati dai “normali”.
Ovviamente, Mercoledì è un personaggio positivo, è sempre coerente con se stessa, conosce i propri punti di forza e li sfrutta, ma è “solo” una Hermione Granger più pallida.
Ne avevamo bisogno? Io, no.

Non ho idea di quale sia stato (e se ci sia stato) il contributo narrativo di Tim Burton alla produzione. Certo è che non ci ritrovo niente di lui, se non l’estetica goticheggiante (e le musiche di Danny Elfman).
Purtroppo, per quel che mi riguarda, per ora, il buon Tim ha smesso di essere il Tim Burton che mi piace subito dopo Sleepy Hollow (1999), al netto del buon sussulto di Frankeenweenie (2012).

P.s.1: perlomeno nella versione italiana, perché la miominiponeggiante licantropa Enid Sinclair (la simpatica Emma Myers) parla di sé come di una “gattina”? I licantropi non sono canidi? Ok, magari, viene spiegato più in là ed è forse il motivo per cui le è stata “diagnosticata” l’incapacità di lupeggiare. Se qualcuno lo scopre, me lo dica, eh!
P.s.2: sono arcisicura che anche il personaggio di Christina Ricci nasconda qualcosa, altrimenti, narrativamente, la sua presenza avrebbe ben poco senso, al di là del cameo.

Voto prima stagione: serie tv abbandonata dopo qualche episodio per sopravvenuta noia, perciò, eviterò di attribuirle un voto.

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