Recensione su The Spanish Princess

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The boring princess / 27 Giugno 2019 in The Spanish Princess

Pesante, noioso, fortemente a tesi[1], pieno di licenze[2], anacronistico e imperdonabilmente più vicino alla sensibilità del XXI secolo piuttosto che a quella del XVI nella psicologia di certi personaggi e nella trattazione di dinamiche e temi fondamentali per quell’epoca[3]. Niente a che vedere con il capostipite The white queen e nemmeno con l’immediato predecessore (già inferiore di suo) The white princess, che pure si discostavano dalla piena veridicità storica ma almeno conservavano una minimo di coerenza e, soprattutto, non annoiavano.
Bocciato su tutta la linea.

***AVVISO INIZIO SPOILER***

[1] Presuppone che Caterina non fosse davvero una vergine vedova prima del matrimonio con Enrico VIII e che su questo avesse mentito a tutti, come poi sostenuto dallo stesso Enrico anni dopo nel processo imbastito contro di lei per ottenere l’annullamento delle nozze.

[2] Non è percepibile la differenza d’età dei due protagonisti (circa sei anni secondo la verità storica) che se non appaiono come coetanei poco ci manca; soprattutto all’epoca dei fatti Caterina aveva sedici anni, ed Enrico addirittura soltanto 10 mentre qui appare come un giovanottone aitante sulla ventina già nel primo episodio. Inoltre Ferdinando II d’Aragona, il padre di Caterina, viene definito “re solo perché ha rubato la corona di sua figlia Giovanna” (alludendo probabilmente al regno di Castiglia, qui grossolanamente semplificato in Spagna) quando invece era legittimamente già re per suo proprio diritto ancora prima di sposarsi e avere figli.

[3] Una principessa di Castilla y Aragón che parla bene dell’eredità islamica in Spagna, solo pochi anni dopo la reconquista? Dame more che dovrebbero sposare nobiluomini di corte inglesi? Un matrimonio interconfessionale celebrato congiuntamente da un sacerdote cristiano cattolico e da un imam? Sul serio…Così come parlare nel XVI secolo del diritto di sciogliere matrimoni legalmente validi portando come giustificazione l’infelicità, l’errore, il semplice cambiare idea (ma già dare tutto questo spazio quasi esclusivo ai sentimenti per quanto riguarda i matrimoni dell’alta nobiltà è assai discutibile), e fare riferimento all’immigrazione e disagi dovuti ai contrasti autoctoni inglesi vs lavoratori stranieri. Per non dire della fin troppa confidenzialità tra subalterni e superiori (ne dico due: una dama di Caterina si “permette” non solo di contestarla, ma anche di offendersi apertamente con lei, un’altra ha facoltà di irrompere tranquillamente nella stanza del Re per chiedergli conto di qualcosa mentre questi sta tenendo consiglio con i suoi ministri; tutto senza conseguenze). Ah già, non dimentichiamo neppure Caterina (in quel momento anche incinta) che guida personalmente l’armata inglese contro gli scozzesi durante l’assenza del marito, che interviene spesso e volentieri (e autonomamente) nelle faccende di stato in presenza del re e dei ministri, e che arringa la folla (nobiltà e plebei, dipende dal caso) con discorsi scritti da addetti stampa del XXI secolo. Come anche la riduzione della problematica della necessità di un erede maschio per il re Enrico al semplice sessismo misogino contro la principessina Maria, quando invece l’esigenza vera era quella di assicurare la stabilità ad un Paese che era uscito a fatica da una pluridecennale guerra civile proprio per faccende di successione (Guerra delle due rose, anyone?) e che allora non aveva ancora mai conosciuto regine regnanti (senza pretendere il pippone politico, sarebbero bastate due parole in questo senso tra Enrico e Caterina per chiarire il quadro al pubblico) le quali, tra l’altro, erano pure una rarità in Europa e nel mondo…E mi fermo qui.


***AVVISO FINE SPOILER***

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