Appena finita la prima stagione, “Cora”. Scelta un po’casuale, aspettative vicine allo zero e invece… una discreta sorpresa.
Tratta un tema fortemente psicologico, la colpa, che accomuna detective e indagata/colpevole/vittima. Ma forse il tema abbraccia tutti i personaggi e gli spettatori, perché ok siamo tutti peccatori o ci sentiamo tali.
La storia arranca all’inizio, si perde un po’ perché il filone investigativo si complica senza troppi preamboli. Ma alla fine la struttura di trama regge il colpo. Soprattutto di una recitazione della protagonista, piuttosto confusa e bidimensionale. Ma la storia regge e invece il personaggio dell’investigatore convince, incuriosisce.
Mi aspettavo fuochi d’artificio allo svelare del mistero finale della storia di Cora, scenari più estremi, invece il tutto sembra ridursi a …(no spoiler). Tutto sommato, il low profile, dopo droga sesso e violenza psicologica, mi ha convinto.
In generale, mi sembra un buon prodotto rispetto a molti altri thriller visti su Netflix. Non mi spello le mani per gli applausi, ma clicco subito sulla seconda stagione.
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