Miniserie antologica altalenante / 30 Gennaio 2019 in The Romanoffs

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

The Romanoffs è una miniserie originale Amazon in 8 episodi ideata, scritta e diretta da Matthew Weiner, autore e regista di Mad Men e tra gli sceneggiatori de I Soprano.
La miniserie è strutturata come un’antologia di racconti fra loro indipendenti e tenuta insieme da un tema di fondo: in ogni episodio, c’è almeno un personaggio che vanta una relazione di parentela diretta con i Romanov, la dinastia imperiale russa decimata nel 1918, dopo la Rivoluzione d’ottobre.

La miniserie Amazon è curatissima: ogni episodio (durata media: 80 minuti) è una sorta di film e, come una produzione cinematografica di buona qualità, vanta un apparato tecnico e artistico notevole.
Nel cast, per esempio, compaiono attori come Aaron Eckhart, Diane Lane e Kathryn Hahn. Ci sono anche John Slattery, Christina Hendricks e Jay R. Ferguson, che hanno lavorato proficuamente con Weiner in Mad Men.
Il risultato complessivo è altalenante, forse non solo per via della natura antologica dei suoi elementi. Quel che mi pare sia sfuggito (perlomeno, io non l’ho colta) è la visione d’insieme che, altrove, Weiner ha dimostrato di saper confezionare con eleganza e padronanza. In sostanza, cosa ha voluto raccontare Weiner? Non la storia dei Romanov, vagamente accennata in poche occasioni. Lo scopo sembra quello di raccontare per il gusto di farlo (recentemente, Weiner ha esordito anche come scrittore con il romanzo Heather, più di tutto, rimarcando -se possibile- il suo amore per la narrazione e la creazione di personaggi e microcosmi).
Ma, personalmente, da un autore del suo calibro, mi aspettavo un’operazione più centrata ed efficace di questa.
En passant, mi domando se, realmente, gli episodi possano essere visti “in disordine”, o se Weiner abbia nascosto al loro interno un preciso fil rouge narrativo che vada al di là della presenza di qualche attore in più episodi e alla questione della discendenza.

Brevi considerazioni sui singoli episodi:

The Violet Hour: 6 e mezzo
Storia simpatica, romantica e accondiscendente, con personaggi un po’ troppo manichei.

The Royal We: 6
Episodio sufficientemente “cattivo”, ma senza dettagli degni di nota.

House of Special Purpose: 7 e mezzo
È uno dei miei episodi preferiti, perché unisce surrealtà, ironia grottesca, metanarrazione e un brivido finale che -mi piace immaginarlo- sarebbe piaciuto a Hitchcock.

Expectation: 7
Quasi un film à la Woody Allen. Però, l’Allen più malinconico, intendiamoci.

Bright and High Circle: 5
La calunnia è un leggero venticello… Ho letto in Rete che Weiner potrebbe aver riversato in questo episodio le emozioni provate in seguito alle accuse di molestie sessuali mossegli nel 2018 dalla collega sceneggiatrice Kater Gordon. Com’è, come non è, nonostante la messinscena sia particolarmente intrigante, complice anche una voluta incompiutezza nel finale, questo episodio non mi ha convinta.

Panorama: 4
Secondo me, è l’episodio peggiore della serie. Chennnoia…

End of the Line 7 e mezzo
Dopo il film Private Life (2018), Kathryn Hahn è di nuovo alle prese con il ruolo di una donna che vorrebbe essere madre e che, per farlo, è disposta a… a molto, ma forse non a tutto.

The One That Holds Everything 7 e mezzo
Un altro, fra gli episodi che mi sono piaciuti di più. Nel complesso, è un mistery con lunghi flashback che, per quanto riguarda i temi e le ambientazioni, sembra nato dall’incontro fra Agatha Christie e, azzardo, Pedro Almodóvar.

Voto complessivo: 7

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