Per tirare le somme questa prima stagione di The Rings of Power si è rivelata un prodotto gradevole ma al di sotto delle aspettative. Le ambientazioni sublimi e la cura maniacale dei dettagli non sono coincise con una sceneggiatura all’altezza. Anche i costumi li ho trovati molto distanti dalla perfezione jacksoniana.
L’ultima puntata è stata sicuramente la più clamorosa, in parte attesa da oltre vent’anni, ma soffre l’aver condensato in un’ora quello che poteva essere in qualche modo la trama dell’intera serie, la quale spesso si è trascinata in lungaggini inutili. La creazione degli anelli sarebbe dovuta essere il focus di una serie che si chiama “Gli Anelli del potere”, ma così non è stato, se non appunto alla fine. Aver massacrato il canone ben oltre il previsto (e il necessario) non ha poi aiutato. Si sarebbe potuto fare molto meglio proprio partendo dal canone. Tutto piacevole sì, ma non all’altezza delle aspettative (né del budget). Il Rogue One della Terra di Mezzo dovrà attendere. Per chi come me mangia Tolkien da sempre è comunque stato sublime anche solo vedere, seppur imperfetti, luoghi, personaggi ed eventi sempre e solo immaginati. Speriamo che con la seconda stagione le cose cambino.
Cose che mi sono piaciute particolarmente
– la messa in scena di Numenor
– gli orchi
– Gil-Galad e le capitali elfiche
– Khazad-dûm
– Adar e Sauron
Cose da bocciare:
– le tre “streghe”
– la gestione dello “straniero”
– quasi tutta la trama legata alle terre del sud
– la narrazione relativa al mithril (forse la cosa più terribile)
– la realizzazione degli anelli (per quanto comunque emozionante)
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