Recensione su The Knick

/ 20148.083 voti

The Knick: corsi e ricorsi storici. / 10 Dicembre 2014 in The Knick

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
The Knick si è rivelato un oggetto oscuro, che, al termine della prima serie, non riesco ancora a definire.
Partito senza infamia né lode, mi ha “infiammata” nelle puntate centrali, corrispondenti alla cosiddetta mid season, per poi deludermi sul finire.
Tolta l’ambientazione storica, infatti, le ultime quattro puntate avrebbero benissimo potuto far parte di un qualsiasi medical drama collocato in un contesto contemporaneo, con scarsa, davvero scarsa afferenza al periodo storico e sociale nel quale sono ambientati: al di là dei pregevolissimi costumi e delle altrettanto notevoli scenografie, mi hanno interdetta i dialoghi (e, qui, la colpa potrebbe anche essere dell’adattamento italiano) e, sovente, la gestualità degli interpreti, troppo poco consci, alcuni, di trovarsi fasciati in abiti di inizio secolo.
Forse che la vita di una comunità è fatta di corsi e ricorsi e ciò che viene affrontato nella New York del primo decennio del Novecento può riproporsi pressoché senza colpo ferire oggi, e viceversa? Può essere, perciò The Knick altro non è se non una specie di metafora?
Posto anche che ciò sia possibile, questa serie tv mi ha offerto ben poco in termini di originalità e confesso che le parti più interessanti si sono rivelate quelle legate alle sperimentazioni mediche, al limite dello slasher.

Nel complesso, la prima stagione del telefilm diretto da Soderbergh merita, a parer mio, sei stelline e mezza.
Mi riservo di attribuirle un voto definitivo alla luce, almeno, della seconda serie.

[Aggiornamento del 2 ottobre 2017]
Seconda stagione
Addio a un altro manipolo di personaggi a cui mi ero affezionata. Thackery, il suo spirito pioniere e folle e gli altri co-protagonisti mi mancheranno.
A conti fatti, Soderbergh ha dato vita a un bell’universo narrativo, ampio a sufficienza per toccare un numero alto e imprecisato di argomenti.
In questa stagione, fra gli altri, ha introdotto esplicitamente quello dell’eugenetica applicata al concetto di razza superiore.

A fronte delle perplessità espresse in occasione della fine della prima stagione, l’aspetto che mi ha affascinata di più dell’intero progetto è la riproduzione di un momento storico fondamentale dal punto di vista sociale e scientifico come quello del passaggio fra i due secoli: elettricità, benzina, metropolitana, radioterapia… Soderbergh mostra emozionato e in maniera emozionante il futuro che avanza.

Molto interessante anche l’evoluzione di gran parte dei personaggi, alcuni dei quali (vedi Lucy e il giovane Robertson) sembrano abbandonare qualsiasi forma di morale, per appestare il mondo con la loro perversione, come una nuova epidemia, incontrollabile e pestilenziale.

Voto seconda stagione: 8

Voto intera serie tv: 7 e mezzo (bando alla matematica… 8!)

4 commenti

  1. GabriAPAD96 / 16 Ottobre 2017

    Per certi temi trattati mi ha ricordato il Petroliere, non trovi @stefania?

    • Stefania / 17 Ottobre 2017

      @gabriapad96: ciao! Spiegami meglio cosa intendi, per favore 🙂

      • GabriAPAD96 / 17 Ottobre 2017

        L’avanzare del capitalismo: dagli elisir dei vari dottori allo spostamento dell’ospedale. Inoltre Thac è cosi burbero, scontroso, proprio come…non trovi? @stefania

        • Stefania / 18 Ottobre 2017

          @gabriapad96: grazie per lo spunto! 🙂 L’avanzare del capitalismo e le conseguenti ingerenze di grosse quantità di denaro nelle attività pubbliche è un punto in comune, come la solitudine e la “cecità” dei rispettivi protagonisti che, pur di raggiungere i propri obiettivi, sacrificano ogni altra cosa.
          D’altro canto, però, Thackery e Plainview mi sembrano distanti.
          Pur ossessionato dal progresso scientifico quanto Plainview lo è dal potere che gli deriva dal possesso (dalla roba direbbe Verga…), Thack ha slanci di umanità e di empatia che Plainview non sa neppure dove stiano di casa 😀 Di Plainview mi colpì il fatto che, essenzialmente, avesse bisogno di un erede per perpetrare nome ed eredità materiale. Il protagonista del film di Anderson è, come suggerisci tu, un uomo del suo tempo, come Thackery, però Plainview è materiale perché è legato a ciò che genera profitto e gli permette di affermare il proprio nome, altrimenti sconosciuto. Thackery ambisce a rivoluzionare la medicina, ma in lui non ho mai visto la ricerca della gratificazione personale intesa solo come “il mio nome verrà tramandato sui libri e nelle università”: lui azzarda fino alla fine per liberarsi di qualche fantasma che lo perseguita. Ecco, Thackery azzarda, mentre Plainview è convinto di poter decidere della vita e della morte di chi lo circonda: in questo senso, sembra un patriarca biblico, mentre Thack è più “moderno”.
          A proposito di fantasmi, però, mi fai venire in mente che, da un certo momento in poi, anche Plainview è “perseguitato”: ha dei rimorsi (la sordità del bambino, per esempio) e dei tarli (la “gara” con il predicatore lo accompagna fino alla fine) ed è incapace di abbandonarli.
          Beh, grazie di nuovo: non avrei mai fatto queste riflessioni, corrette o sballate che siano, se non mi avessi solleticata 🙂

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