Dissacrante, illogico, divertente e fastidioso / 24 Febbraio 2020 in Il regno

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Primi 4 episodi
E che volete che vi dica? Per quel che mi riguarda, Riget è indescrivibile, anzi inqualificabile. La serie tv mischia con un assurdo senso di continuità dramma, horror, commedia grottesca, suggestioni al sapore di Lynch e Twin Peaks e medical drama di ispirazione americana (dopotutto, quelli erano gli anni del grande successo internazionale di E.R.).
Poco importa se le situazioni messe in scena sono assolutamente prive di logica convenzionale, perché Riget ha una dissacrante ma coerente logica interna, creata per l’occasione.
Da parte mia, guardando i primi 4 episodi, ho riso e ho provato fastidio e disgusto in pari percentuali, ma non so dire bene se la serie mi sia piaciuta e/o mi abbia appassionata.
I personaggi sono tutti antipatici, con picchi di spassosa idiosincrasia nella caratterizzazione del primario Stig Helmer (interpretato da Ernst-Hugo Järegård, uno dei più apprezzati attori teatrali svedesi), che, come leitmotiv della serie, reitera più volte l’annosa rivalità esistente tra danesi e svedesi. La fotografia, spesso virata a uno strano arancione deviato in seppia, poi, trasforma tutto a un lungo incubo, claustrofobico, poco intellegibile, caotico (l’effetto è cercato, quindi il risultato disturbante è centrato in pieno).

Per esempio, ho riso molto nel corso dell’ultimo episodio, in cui un ministro danese in visita all’ospedale si imbatte in situazioni al limite dell’inverosimile che coinvolge tutto il personale protagonista della serie (un primario nascosto sotto il tavolo; sale di neurochirurgia in cui si svolgono trapianti di fegato e aborti; un’infermiera e un praticante impegnati in allegri su e giù nel bel mezzo di un esperimento sul sonno; un medico e un infermiere alle prese con mattoni e cemento; una vecchia signora con shampoo ectoplasmico; ecc.).
Sempre nell’ultimo episodio, poi, ho provato abbastanza ribrezzo nel vedere gli occhioni ipertrofici di Udo Kier uscire dal corpo di una donna. Ma non ho distolto lo sguardo neanche per un momento. Insomma, credo di aver dato una piccola soddisfazione al vecchio Lars.

A proposito di Von Trier, una delle cose più “belle” di Riget è il suo commento sibillino sui titoli di coda di ogni episodio, con quelle corna così apotropaiche…

Voto prima stagione: n.c.

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