L'alienista

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serie tvL'alienista

New York, XIX secolo. Un illustratore, John Moore, e uno psicologo, il dottor Laszlo Kreizler, formano un team di investigatori per speculare su una serie di omicidi maturati nell'ambiente della prostituzione minorile e consegnare alla giustizia il misterioso killer.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Alienist
STAGIONI/EPISODI: 2 Stagioni , 18 episodi, conclusa
Durata episodi: 48 min.
Attori principali: Daniel Brühl, Luke Evans, Dakota Fanning, Matthew Shear, Douglas Smith, Robert Wisdom, Rosy McEwen, Melanie Field
Creata da: Cary Joji Fukunaga
Colonna sonora: Bobby Krlic
Produttore: David Caffrey, Stuart Carolan, Ben Rosenblatt, Pavlina Hatoupis, Alyson Feltes, Cary Joji Fukunaga, Steve Golin, Eric Roth, Rosalie Swedlin
Produzione: Usa
Genere: Crime, Drama
Network: TNT

Dove vedere in streaming L'alienista

Fuori tempo massimo / 7 Maggio 2018 in L'alienista

Temo che, per quel che mi riguarda, The Alienist sia arrivato fuori tempo massimo. Dopo The Knick e la prima stagione di Mindhunter, un prodotto di questo tipo, realizzato in questa maniera, intendo, è -per me- superfluo e stucchevole. Per quanto ami le storie che raccontano la genesi di qualcosa, questa serie tv (ancora nessuna notizia su una possibile seconda stagione) non mi ha coinvolta e convinta come, sulla carta, avrebbe potuto.
Cary J. Fukunaga (True Detective) in produzione, Hossein Amini (Drive) alla sceneggiatura e un manipolo di registi che hanno diretto serie che mi sono piaciute (Penny Dreadful, Black Mirror) mi sembravano un’ipoteca sufficiente.
Invece…

Nel complesso, il prodotto sembra sia stato confezionato per mostrare l’abilità delle maestranze coinvolte (scenografi, costumisti, macchinisti impegnati in articolate inquadrature aeree) e del dispendio di mezzi messi in campo per ricreare, sul set o in post-produzione, la New York di fine Ottocento.
A fronte di una ipertrofica profusione di dettagli d’ambiente, però, The Alienist difetta di una trama davvero accattivante e di protagonisti capaci di sviluppare nel pubblico empatia e coinvolgimento emotivo (leggi, affezione). Kreizler (Bruhl) è semplicemente antipatico e la sua brama di conoscere le “motivazioni del Male” sanno un po’ di stantio (dopo Mindhunter, appunto). Moore (Evans) è il classico Watson che si adegua volente o nolente ai cambi d’umore e alle repentine intuizioni (puntualmente, segretissime) del suo Sherlock. Sara Howard (la Fanning Sr.) è un concentrato di stereotipi reiterati (fin dalla sua apparizione, ci tiene a ricordare a ogni piè sospinto che è una donna emancipata).

Insomma, tolta la confezione sfavillante a cui hanno fugacemente prestato il volto anche i redivivi Michael Ironside (Morgan) e una semi-irriconoscibile Sean Young (la madre di Van Bergen), The Alienist mi è parso è un racconto estremamente convenzionale, scarsamente accattivante al di là della sua cornice storica (che, giusto per fare continui confronti, Soderbergh ha saputo sfruttare meglio e con incredibile profitto nel citato The Knick) ed eccessivamente diluito da situazioni fini a se stesse (es. la relazione dell’Isaacson con la ragazza ebrea; la rappresentazione quasi agiografica di Roosevelt; il ragazzino piromane).

A conti fatti, confezione pregevole a parte, la serie non mi ha soddisfatta.
Ad ogni modo, un merito ce l’ha: potrei dare una chance al romanzo omonimo di Caleb Carr da cui è tratta la serie, per vedere se quelli che ritengo siano i difetti del prodotto tv affondano o meno le proprie radici nella loro matrice letteraria.

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Psicologia criminale / 2 Maggio 2018 in L'alienista

New York 1896. La città è sconvolta dal ritrovamento del cadavere, orrendamente mutilato, di un ragazzo dedito alla prostituzione minorile. A questo ne seguiranno altri. Ad intessarsi del caso arriva l’alienista Laszlo Kreizler (Daniel Brühl), esperto in disturbi mentali, aiutato dall’amico John Moore (Luke Evans), un illustratore libertino. In seguito si unisce a loro Sara Howard (Dakota Fanning), la prima donna a lavorare per il dipartimento di polizia, capeggiato da un giovanissimo Theodore Roosevelt (Brian Geraghty). A chiudere il gruppo, i due fratelli Marcus e Lucius Isaacson, ovvero gli esperti della scientifica :-).
Probabilmente quello che colpisce di più è la ricostruzione storica della New York del diciannovesimo secolo, in particolare i bassifondi con strade fumose e sporche, bordelli di ogni tipo, camere strapiene di famiglie immigrate, in contrasto con le dimore vittoriane e i ristoranti lussuosi dell’alta società del tempo. Se a questo, uniamo un linguaggio sempre ricercato e mai volgare, la crudezza delle immagini che non lasciano niente all’immaginazione, ecco che il prodotto, non proprio originale per quanto riguarda la trama, diventa molto interessante. Così come interessanti sono i primi approcci alla psicologia criminale, attraverso quello che oggi chiamiamo profiling, o le prime basi della scienza forense, attraverso lo studio dei cadaveri (confronto delle mutilazioni) o l’utilizzo delle impronte digitali (pensavo fosse anacronistico, in realtà non lo è).
Come dicevo, sicuramente non originale, durante la visione tornano alla mente prodotti come “True Detective“, “Mindhunter” o le varie ricostruzione dei “delitti di Whitechapel“, ma l’ho trovato un ottimo prodotto. Anche il cast non è da meno, anche se ho trovato più interessanti i fratelli Isaacson, rispetto ai tre protagonisti principali. 🙂
Buona visione.

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