Il K-drama che non ti aspetti / 5 Ottobre 2021 in Squid Game
Questo Squid Game, più che a determinati ‘’survival games’’, come Battle Royale, o il più recente Alice in Borderland, per la morfologia del racconto e le dinamiche dei suoi giochi, mi ha ricordato ‘’Gyakkyou Burai Kaiji: Ultimate Survivor’’, trasposizione animata del manga di Nobuyuki Fukumoto.
Entrambi condividono una visione nichilista e violenta della società, in ambienti fortemente condizionati da un classismo spietato.
Ma se nell’anime prodotto da Madhouse ci si addentra in una turpe e claustrofobica realtà, tanto da immergersi completamente nel suo spettro di colori, nella serie scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, lo scenario, edulcorato e suggestivo, crea un forte contrasto con quello feroce e sanguinolento descritto dalla narrazione, in una sorta di paradosso patinato e indecifrabile.
Contrariamente ad altre rappresentazioni, che nascono principalmente per un mercato orientale, si nota la volontà ( forse netflixiana ) di parlare a una platea più ampia, da qui la necessità di dare più spazio alle immagini, con una fotografia che rende particolarmente acuta l’osservazione.
Il comparto sonoro riesce a collimare perfettamente con le emozioni scaturite dagli eventi, senza mai risultare invadente o superfluo.
Come sempre il motore dei K-drama sono i personaggi, e soprattutto le loro interpretazioni.
Squid game, difatti, sebbene in fase di sceneggiatura offra svariati spunti, è il suo parterre di caratteristi a renderli così reali e interessanti.
E sempre parlando di K-drama, non è che siano così improntati verso un tipo di violenza così esplicita. La maggior parte di essi spaziano dalle rom-com ai drammi, con le trasposizioni dei manhwa ( o webtoon ) che vanno per la maggiore ( e che rappresentano il mio guilty pleasure per eccellenza ); quindi se devo essere sincero, benché il prodotto non risulti originale, una certa rivoluzione nel genere l’ha portata.
Si potrebbe parlare addirittura di un Black Mirror orientale, ma ormai i temi della serie ideata da Charlie Brooker sono diventati così attuali da non incutere più timore, anche se un certo sconcerto tra i genitori dei ragazzi che hanno visto la serie c’è stato.
In definitiva, un gioco di sopravvivenza che ha il suo apice nella descrizione umana ( e non ideale ) dei suoi partecipanti.
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