Juliette nel silo / 3 Luglio 2023 in Silo

Fino ad oggi, lo confesso, non avevo particolarmente notato Rebecca Ferguson: tra i film che ho visto aveva avuto una parte nel dimenticabilissimo La ragazza del treno, e una parte minore in due episodi di Mission Impossible. L’exploit come Lady Jessica in Dune (che colpevolmente non ho ancora visto) l’ha lanciata in una sfera più elevata, ed eccola adesso protagonista di una serie per Apple TV+. Qui l’attrice svedese colma di sfumature un personaggio che sarebbe altrimenti l’ennesima incarnazione della donna d’azione: la sua Juliette è sì forte e decisa, ma è anche chiaramente a disagio, fisicamente quasi intimidita, nell’ambiente a lei estraneo dei piani alti.

Ma tutti i personaggi, anche quelli minimi, sono caratterizzati benissimo e in maniera minuziosa: non ce n’è uno che faccia solo da riempitivo o che sia dimenticabile; a titolo d’esempio potrei indicare lo Hank di Billy Postlethwaite. Persino i cattivi hanno storie interessanti e motivazioni non scontate; quello relativamente più convenzionale custodisce un segreto che non è facile indovinare.

Lo spessore dei personaggi viene conferito tramite un continuo ricorso ai flashback. Qui c’è uno dei pochi difetti della serie: l’azione, specie nelle puntate di mezzo, ne risulta talvolta un po’ rallentata. Concentrare la storia in nove puntate anziché dieci avrebbe forse giovato al ritmo.

L’ambientazione, invece, è riuscitissima: la cura e la coerenza dei dettagli restituiscono benissimo la natura di una comunità che sopravvive al risparmio, dedita a un riciclaggio pervasivo e maniacale, in una povertà dignitosa ma affannata. Gli ambienti sotterranei, labirintici e un po’ claustrofobici, hanno un loro fascino particolare.

Il finale riserva una sorpresa, che scopriamo attraverso gli occhi di Juliette, nel momento stesso in cui si rende conto della verità. Non ogni cosa è perspicua nelle immagini: le ho dovute riguardare una volta e pensarci su per qualche minuto. Ma alla fine tutto dovrebbe essere chiaro, comprese le motivazioni (forse appena appena artificiose) di quella che sembrerebbe un’assurda messinscena; i commenti in rete comunque dovrebbero risolvere ogni dubbio. Mi chiedo se non ci sia qui – e più in generale in tutta la serie – una riflessione sulle odierne teorie del complotto.

Silo è tratto da una serie di libri (di Hugh Howey), il che dovrebbe assicurare la tenuta della storia – troppe serie nate da una buona idea iniziale finiscono per vivere una vita prolungata artificialmente. Speriamo bene; la seconda stagione (la serie è già stata rinnovata) si preannuncia già particolarmente interessante.

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