Recensione su Sharp Objects

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serie tvSharp Objects
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Un viaggio nei ricordi, aguzzi e taglienti, disseminati fra rimorsi e dolori / 12 Settembre 2018 in Sharp Objects

Diretta da Jean-Marc Vallèe, la miniserie di Marti Noxon, adattamento del romanzo di Gillian Flynn (autrice, tra l’altro, di Gone Girl, trasposto per il cinema da David Fincher ), irrompe nel panorama televisivo in tutta la sua autorialità, dettata sia dal tipo di regia ( magnetico e accattivante ) che il regista canadese fa ben collimare con il racconto, sia per la sua peculiare narrazione, che trova, seppur nella sua frammentarietà, un aspetto indicativo oltre il quale collocarsi, producendo, sia una potente tensione visiva, che emotiva.
Sharp Objects è un viaggio nei ricordi, aguzzi e taglienti, disseminati fra rimorsi e dolori.
Vallèe è abile, soprattutto nei primi episodi, a circoscrivere la memoria entro i limiti di un ambiente ( Wind Gap ) che è parte organica della trama, dai quali poi estenderne gli influssi come ramificazioni.
Nel percorso è aiutato da un’ottima Amy Adams, perfettamente calata nella parte, profondamente e intrinsecamente immersa nel ruolo, tanto far risaltare le sue pene, come cicatrici che seguono un disegno di dolore.
Una serie che possiede tutti i crismi del thriller e del noir contemporaneo, mantenendo una sua identità, ornata da flash, illusioni, presenze e riverberi acuti, che levigano una memoria irta di ombre e reminiscenze acuminate.

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