Recensione su Sex Education

/ 20197.6175 voti
serie tvSex Education
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Le regole dell’attrazione / 10 Agosto 2019 in Sex Education

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Ho divorato gli 8 episodi di Sex Education a due a due. Dopo qualche (mia) perplessità iniziale, questa serie tv originale Netflix mi ha catturata grazie a un buon mix di ironia e dramma, a fronte di situazioni ampiamente in-credibili.
Tolti due elementi calcolatissimi come l’esasperazione dei toni e l’eccentricità di molte parentesi, Sex Education è una romcom con adolescenti, ma non (solo) per adolescenti che ribadisce come le regole imprevedibili dell’attrazione siano i poli che regolano il mondo.

Casting azzeccatissimo: l’ormai ventenne Asa Butterfield interpreta con brio Otis, un adolescente improbabile, ma molto amabile; Emma Mackey (Maeve), versione brit di Margot Robbie (non ditemi che non l’avete pensato anche voi), è una perfetta ragazza difficile; Ncuti Gatwa (Eric) sa incarnare bene la ricercata pesante leggerezza del suo personaggio, che, prepotentemente e proprio per le sue caratteristiche fisiche e caratteriali, mi ha ricordato Titus di Unbreakable Kimmy Schmidt, per cui ho sempre provato enorme simpatia.
Il resto del cast è all’altezza del terzetto di protagonisti: Gillian Anderson (la madre di Otis) è (per me, perlomeno) inaspettatamente ironica; l’assoluta esordiente Aimee Lou Wood (Aimee) è una splendida coniglietta giuliva, un perfetto compromesso tra essere e apparire, intuizioni singolari e scarsa brillantezza; Connor Swindells (Adam) è un ottimo bullo represso; non c’è miglior finto idraulico di Mikael Persbrandt (Jakob) sul mercato. E così via.
In sostanza, gli attori sono il vero punto di forza di una serie che sarebbe abbastanza convenzionale, al di là del fatto di trattare in maniera esplicita tematiche scottanti (non solo il sesso tout court, con numerose scene senza sottintesi, ma tutte le implicazioni fisiche, psicologiche e sociali che fare -o non fare- sesso comporta). In questo senso, non mi stupisco del mio calo di interesse nei confronti della non-storia tra Otis e Maeve in corrispondenza del finale di stagione. A quel punto, ero più interessata a scoprire se l’eccentrica Lily (Tanya Reynolds) sarebbe riuscita a trovare un partner che a sapere cosa sarebbe successo alla non-coppia di protagonisti.

Infine, ho trovato curiosi due dettagli.
Primo. Tolta una millesimale presenza della tecnologia dei nostri giorni (vedi, smartphone e relative funzioni), per abbigliamento dei personaggi e per via delle musiche scelte, la serie tv Sex Education sembra ambientata negli anni Ottanta. Perché non è stato fatto, allora? Forse, per evitare l’etichetta di revival, va a sapere.
Secondo dettaglio “buffo”. La storia si svolge nel Regno Unito (non so dove, se in Galles, per dire, o in Inghilterra). Ma, al netto dell’accento degli attori, come mi era già capitato con The End of the F***ing World, se non l’avessi saputo, non avrei mai pensato che la narrazione ha luogo in terre albioniche! Otis e la madre, per esempio, abitano in una specie di invidiabile baita a ridosso di un fiume immerso in un bosco lussureggiante. Quanto di più lontano possa esistere dai cliché sul mondo britannico, insomma.

La sceneggiatura della prima stagione è stata pensata per concludersi in modo da lasciare aperti alcuni spiragli narrativi utili a un secondo ciclo di episodi. Eppure, l’avventura di Otis & C. potrebbe fermarsi qui: i nodi principali si sciolgono molto correttamente alla fine dell’ultima puntata.
Ma, se gli sceneggiatori saranno abbastanza abili da non scadere nella telenovela sentimentale, ben venga la seconda stagione (già prevista per il 2020).

Voto prima stagione: 8 stelline.

[Aggiornamento del 28 gennaio]
Seconda stagione
Nella seconda stagione di Sex Education, vengono approfondite le storie di alcuni personaggi collaterali. Credo che lo scopo sia quello di toccare più temi possibili, dalla bisessualità al ménage sessuale over 40, con l’intenzione di mostrare quanto, nella sfera sessuale e sentimentale, non esistono mai regole certe e le infinite variabili fanno impazzire gli schemi precostituiti. L’educazione sessuale del titolo amplia il proprio raggio, coinvolgendo direttamente adolescenti e adulti, non limitandosi più alle consulenze di Otis in materia.

Due cose, però, non mi sono piaciute:
1. l’incapacità di definire temporalmente le vicende (es. quanto tempo passa, prima che Eric provi a fare chiarezza sui propri sentimenti nei confronti di Rahim e Adam? Per quanto tempo la mamma di Maeve vive da lei? Ecc. Tutto sembra risolversi -esagero- nell’arco di poche ore, il che non è possibile, ma, secondo me, così, ne patisce la coerenza, a tratti già difficile da sostenere, viste le esagerazioni continue presenti nella storia);
2. lo spettacolo teatrale scolastico. Davvero, non ho colto le ragioni di quello strano adattamento di Romeo e Giulietta che avrebbe dovuto rappresentare il climax della stagione e di cui non ricordo nessun accenno in corso d’opera. Cioè, quando viene deciso che dovrebbe essere un musical? E quand’è che Eric ha imparato a suonare il corno francese? Nella prima stagione, era negatissimo. Io ero rimasta alla prova costumi a cui Jackson non va e, pimpulu pampulu, qualche scena dopo c’è lo spettacolo, boh?

Per quanto gradisca la messinscena e il cast mi piaccia un sacco, mi auguro che la terza stagione sia quella finale e che, finalmente, il tira e molla fra Otis e Maeve trovi una conclusione.

Voto seconda stagione: 7 stelline e 1/2.

[Aggiornamento del settembre 2021]
Terza stagione
Ok, ma quando la finiamo, mh?
Voto terza stagione: 7 stelline.

4 commenti

  1. Insomnium / 12 Agosto 2019

    Mi associo in pieno, serie divorata e simpaticissima . E visto l’argomento, era difficile non cadere nel trash più spiccio e ovvio.
    Mi permetto solo una piccola correzione : sia nell’entroterra irlandese, che scozzese (soprattutto), non è per nulla difficile trovare piccoli paeselli o addirittura splendide case isolate (non proprio baite, dai!) a ridosso di fiumi o laghetti circondati dai boschi. Basta uscire dalle grande città e esplorare un pò 😉

  2. Federico66 / 12 Agosto 2019

    Anche io condivido, iniziata per caso appena uscita, e terminata in una sera . Se non ricordo male, anche la colonna sonora fa pensare agli anni ottanta.

  3. rust cohle / 26 Ottobre 2019

    Però ci sono alcune cose che fanno storcere un po’ il naso. A me per certi aspetti è sembrata un po’ troppo politically correct, i genitori del rappresentate d’istituto che sono due lesbiche (nulla contro le lesbiche o qualsiasi orientamento sessuale), l’omosessualità di Adam, il forzato femminismo di Meave in alcuni frammenti: per esempio quando spiega una citazione di Virginia Woolf a Jackson, avessero provato a fare una battuta maschilista si sarebbero tutti indignati e avrebbero cancellato la serie. Poi alcune contraddizioni narrative, cioè tutti prendono per il culo Meave chiamandola “Mordicazzi” e poi quando Jackson gli fa la serenata, tutta la scuola è lì ad ammirarli e a felicitarsi con loro, bho.
    Altra cosa irrealistica, dopo l’aborto, lei torna a casa a piedi?? Cioè cosa, mai nella vita, già dopo un’anestesia locale non ti reggi in piedi perché tra lo stress chirurgico e il digiuno da quasi 24 h non ti reggi in piedi (lo so perché sono stato operato ad un braccio), dopo l’operazione si passa minimo una notte in ospedale per prassi, e soprattutto, se si provasse ad alzarsi dal letto, si sverrebbe, ve lo garantisco, figuriamoci a tornare a casa a piedi.
    Comunque detto ciò la serie l’ho traviata carina e innovativa, sono argomenti che vanno trattati, soprattutto tra i giovani, per evitare tanti piccoli e grandi problemi che eventualmente possono capitare.
    Verissimo comunque che Emma Mackey ricorda Margot Robbie in versione british.

    • Stefania / 26 Ottobre 2019

      @rustcohle: boh? Tutti questi dettagli manco me li ricordo 😀
      Ma ci sta che tu sia rimasto perplesso, eh.
      Sulla questione dell’aborto, quello che si vede non mi sembra molto improbabile. Si può praticare sia in anestesia totale che locale (questo, oltre che dalle settimane di gestazione, dipende dai Paesi, mi pare che in Italia sia solo totale, ma potrei sbagliare) e, in questo caso, non è richiesto un particolare digiuno. Nella serie tv, sembra che la tipa mangi un budino e poi se ne vada, più o meno 😀 Ma, ti dirò, è una semplificazione che non toglie o aggiunge nulla al resto, quindi va bene così (per me, ouh, sia chiaro).

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