The Shyamalan Touch / 29 Aprile 2020 in Servant

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Servant è una delle prime serie tv prodotte da Apple Tv+ e rese disponibili in esclusiva sulla piattaforma fin dal suo debutto, alla fine del 2019.
Co-prodotta e co-diretta da M.Night Shyamalan, Sevant rientra a pieno titolo nell’universo shyamalan-iano, grazie all’ambientazione (Philadelphia, of course), all’uso (più che reiterato) dei plot twist e di un certo sollazzo di fondo che mi piace sempre tanto.

I primi 3 episodi sono stati fulminanti, per me. Personaggi interessanti, una casa scricchiolante (in qualche modo, la vera co-protagonista della storia), tensione, ironia nera, mistero: mi sono divertita un sacco e ho proseguito con slancio fino a metà stagione, più o meno. Ogni episodio, una sorpresa, una nuova sfaccettatura dei protagonisti, un altro pezzo del puzzle al suo posto (o fuori posto, a seconda dei punti di vista).

Lauren Ambrose è riuscita a rendere la sua Dorothy fastidiosa, simpatica e dolorosa allo stesso tempo. Toby Kebbell è mooolto più incolore di lei, ma regge bene il gioco. Rupert Grint è buffo, non ho molto altro da dire. Nell Tiger Free sembra cascata dal pero, perciò è perfetta per il ruolo di Leanne. Boris McGiver (lo zio George) è correttamente inquietante. In un ruolo marginale, c’è anche Tony Revolori, il garzoncello di Grand Budapest Hotel.

Poi, sniff sniff, uno strano sentore, quel tipico odorino delle cose che stanno per andare in vacca, dettagli che non tornano (il codice dell’allarme, qualcuno mi spieghi la storia dell’allarme di casa che Sean non azzecca, please) e altri che si affastellano con poco senso della misura (esattamente, che ci faceva zio George nella culla? A suo modo, reborn-eggiava anche lui?), mentre la fine della stagione si avvicina inesorabilmente.

Così, scavallata la nona, straziante puntata in cui viene svelato nella sua pienezza il terribile segreto dei Turner, il decimo e ultimo episodio piomba tra capo e collo, lasciando aperti spiragli narrativi davvero poco accattivanti che, personalmente, non fanno ben sperare in un’evoluzione “sensata” della seconda stagione.
Il solo fatto che (evidentemente) la casa dei Turner non sarà più il fulcro geografico della storia mi turba: temo cacce all’uomo, strane iperboli in qualche midi-monde che non ho voglia di visitare, esasperazioni della bella traccia narrativa iniziale.
Vedremo. Chissà.

Voto prima stagione: 6 stelline per un pelo.

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