Splendida / 28 Agosto 2022 in Scissione

Una splendida serie. Alla base c’è una trovata fantascientifica che non sfigurerebbe in Black Mirror, ma che qui può essere esplorata in tutte le sue conseguenze e implicazioni. Si toccano – seppur con mano lieve, non temete – problemi filosofici importanti: cosa costituisce l’identità personale? Una persona che non ha nessuna memoria di ciò che compie in certe ore del giorno è sempre la stessa persona? E se no, che obblighi morali ha verso l’altro individuo con cui condivide lo stesso corpo? Vale la pena condurre una vita fortemente limitata, tutta lavoro e niente casa, se l’alternativa è la perdita definitiva delle proprie memorie?

L’ambientazione è curatissima, con i labirintici uffici della Lumon – l’azienda che pratica la scissione della personalità sui propri dipendenti – tutti in blu, verde e bianco, in un lindore eccessivo da cui emergono i computer démodé su cui i protagonisti conducono il loro incomprensibile lavoro.

Grandi protagonisti, tra cui John Turturro e Christopher Walken, e poi le maschere leggermente inquietanti – un’impressione personale – di Adam Scott e Dichen Lachman (un po’ sacrificata in questa prima stagione), e i meno noti ma efficacissimi Britt Lower e Tramell Tillman. La cosa migliore della serie è forse la facilità e la credibilità con cui si passa dalla farsa al dramma e viceversa: penso in particolare al personaggio di Turturro, che da puritano credente nel grottesco verbo aziendale passa in poco tempo a disperato eversore.

L’unico problema della serie è che mi toccherà aspettare sei mesi per sapere come proseguirà la vicenda, che nell’ultimo episodio si interrompe bruscamente in un punto cruciale.

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