Recensione su Russian Doll

/ 20197.076 voti

Serie tv Netflix fiammeggiante / 22 Febbraio 2019 in Russian Doll

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Russian Doll è una serie tv originale Netflix creata da Leslye Headland, Amy Poehler e Natasha Lyonne (che, oltre a interpretare la protagonista, ha co-diretto, co-sceneggiato e co-prodotto la serie).
Il motore narrativo di Russian Doll è già visto/già sentito: per motivi imperscrutabili, Nadia (la Lyonne) è costretta in un loop spaziotemporale ininterrotto per cui, ogni volta che muore (e Nadia sembra abbonata alla morte, che per lei sopraggiunge nelle maniere più fantasiose), si ritrova nel bagno dell’appartamento di un’amica in cui era stato organizzato il party del suo 36mo compleanno, esattamente qualche attimo prima del decesso che ha dato inizio a tutto.
Come dice la tagline del telefilm: “Morire è facile: è vivere a essere difficile”.

Eppure, nonostante il giochino narrativo sia stato ampiamente sviluppato altrove (al cinema, da Ricomincio da capo di Reitman, per esempio, fino al recente horror Auguri per la tua morte, il cui sequel è stato distribuito nei cinema italiani in questi giorni), Russian Doll funziona come un’ottima storia a bivi, forse assai meglio di un altro recente progetto Netflix, Bandersnatch (ma senza interattività). Nadia ha la possibilità di scegliere varie diramazioni della sua storia e ritornare sui suoi passi per risolvere l’enigma che sembra sottendere la sua avventura. Insieme a lei, il pubblico apprende che Nadia ha la possibilità di influenzare meccanicamente il proprio destino, facendo di volta in volta la scelta “giusta” perché ne conosce già gli esiti.
Il meccanismo è quello dei videogame che la stessa protagonista programma per lavoro: prova e riprova, finché non riesce a superare un ostacolo, con (si scopre progressivamente) un numero limitato di possibilità, prima che il nuovo universo in cui si muove scompaia.

Il titolo significa letteralmente matrioska (le tradizionali bambole russe di dimensioni diverse nascoste l’una nell’altra, dalla più grande alla più piccola) e non si riferisce solo al fatto che “la vita è una sequenza di scatole temporali”. A ogni “reincarnazione”, Nadia scava nel suo passato, fino a trovare il nocciolo dei suoi conflitti interiori. La protagonista è una donna che scansa un evidente desiderio di autodistruzione con il senso della fatalità, del cinismo e dell’ironia, ma è pur sempre in bilico su un baratro spaventoso. Il personaggio della Lyonne non è particolarmente simpatico e, francamente, non lo si invidia: di Nadia si può pur apprezzare il senso pratico, i tocchi di follia e la capacità di trarsi facilmente d’impaccio, ma sfido chiunque a voler davvero camminare qualche luna nei suoi mocassini, augh.

Confesso di aver minacciato di abbandonare la serie dopo il secondo episodio, timorosa di essermi a mia volta incastrata in una storia che “si morde la coda”, ma sono contenta di aver proseguito, perché, quando la trama inizia a mostrare ampie variazioni sul tema, diventa davvero scoppiettante. E, cosa molto interessante, la narrazione cambia spesso registro, passando dalla commedia nera, all’horror, perdinci, fino al dramma esistenziale.
Sceneggiatura solida, dialoghi fiammeggianti (come la chioma rossa di Nadia, oh oh oh), personaggi un po’ stereotipati ma non troppo banali (nel cast, in un piccolo ma fondamentale ruolo, c’è anche Chloë Sevigny), uno spunto di lettura (il ciclo di romanzi per ragazzi Emily della Luna Nuova di Lucy Maud Montgomery), bella colonna sonora e, cosa non da poco, durata limitata (8 episodi della durata inferiore ai 30 min./cad.): cosa volere di più da una serie tv?
Magari, che finisca qui.
Invece, no: pare che Russian Doll avrà una seconda stagione. Visto quanto accade nell’episodio finale, comunque giustificato, non ne sento la necessità. Vedremo.

Voto prima stagione: 8 stelline

[Aggiornamento del 26 aprile 2022]
Seconda stagione
La seconda stagione di questa serie tv è arrivata su Netflix quasi a sorpresa, quasi due anni e mezzo dopo la prima, e confesso che, al momento dell’annuncio, ricordavo pochi dettagli della complicata trama di Russian Doll che, pure, mi era piaciuta.
Fresca di necessario rewatch, i primi 5 episodi della nuova stagione non mi hanno entusiasmato molto: l’idea di “azzerare” il meccanismo del loop muoio-risorgo in favore di viaggi nel tempo con ben poca logica e assoluto disinteresse per i paradossi legati all’argomento non mi ha intrigato molto e la storia parallela della nonna di Alan non mi ha catturata neppure per mezzo secondo.
Però, le ultime due puntate mi sono piaciute molto: sono le più caotiche, ma, secondo me, anche le più significative, perché mi sono sembrate quelle in cui il concetto di matrioska che sottende il progetto (una creatura femminile, dentro un’altra creatura femminile, dentro un’altra creatura femminile, ecc.) si esplica con maggiore efficacia e compiutezza.

Rispetto a due anni fa, assegno meno stelline, perché, per quanto questa stagione sia stata utile per comprendere meglio la natura delle “stramberie” del personaggio di Chloe Sevigny, personalmente, non avrei proseguito la storia con una seconda stagione e men che meno con una paventata terza.

Voto seconda stagione: 6 stelline e mezza.

2 commenti

  1. Federico66 / 13 Marzo 2019

    Anch’io a metà del secondo episodio ero stufo, ma avevo visto il tuo voto e mi sono detto che il tuo otto valeva la visione 😉
    Grazie

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