Russian Doll

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serie tvRussian Doll

New York. Dopo essere morta mentre si sta svolgendo la festa del suo trentaseiesimo compleanno, Nadia si ritrova intrappolata in un assurdo loop, per cui si risveglia ogni volta sana e salva nel bagno dell'appartamento a in cui si stava svolgendo il party. Solo lei è consapevole di morire e tornare in vita: il mondo intorno a lei sembra riavvolgersi su sé stesso come il nastro di una vecchia musicassetta, tornando sempre allo stesso punto.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Russian Doll
STAGIONI/EPISODI: 2 Stagioni , 15 episodi, conclusa
Durata episodi: 30 min.
Attori principali: Natasha Lyonne, Charlie Barnett, Greta Lee, Chloë Sevigny, Elizabeth Ashley
Creata da: Natasha Lyonne, Amy Poehler, Leslye Headland
Colonna sonora: Joe Wong
Produttore: Alexander Buono, Allison Silverman, Regina Corrado, Lilly Burns, Dave Becky, Tony Hernandez, Kate Arend, Natasha Lyonne, Amy Poehler, Leslye Headland
Produzione: Usa
Genere: Comedy, Fantasy
Network: Netflix

Dove vedere in streaming Russian Doll

Mah / 12 Agosto 2019 in Russian Doll

Dopo 4 puntate a dire e ridire le stesse identiche cose , ho mollato.
Qualche battuta carina, tutto il resto già visto e rivisto miliardi di volte e anche parecchio stucchevole.
Protagonista disadattata ,mezza(tutta?) drogata , ipercinica e egoista, con condimento di amici stramboidi che agisce da novella Phil Connors al femminile (solo che Phil era deliziosamente simpatico nella sua egocentrica spacconeria…lei è solo maledettamente antipatica).

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“Nicky” è uscita dal gabbio / 13 Marzo 2019 in Russian Doll

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tra le produzioni Netflix più interessanti degli ultimi tempi (almeno per me), anche se alle prime battute non proprio originale, lo diventa con lo svolgersi della storia.
L’originalità sta nell’evoluzione del personaggio (Nadia), che abituato a ragionare da programmatore, si mette alla ricerca del bug che genera il reset della sua vita, dapprima valutando le cause fisiche e, passando per misticismo e metafisica, arriva a mettere in discussione la propria intera esistenza.
Nadia (Natasha Lyonne), cinica, menefreghista e dissoluta, cerca in ogni modo di venire a capo del bug, e proprio come un giocatore di videgame, tenta e ritenta, imparando dai precedenti “errori”, e prezzante del fatto che l’ennesima morte potrebbe portare al game-over.
Nadia si evolve, finalmente capisce che il problema non è lei (o lui) presi singolarmente, la soluzione non sta nel fare i conti con se stessi ed il proprio passato, ma nell’essere partecipi dei problemi altrui, essere disposti a dare tutto per gli altri, perché solo cosi si può essere di aiuto a se stessi.
Natasha Lyonne è superlativa, ed è riuscita a costruirsi addosso un personaggio non facile, viene quasi da pensare che sia autobiografico :-); inoltre, per chi ha seguito Orange Is the New Black, è come vedere “Nicky” fuori dal carcere, stesso carattere, stessa dissolutezza.
Altra nota positiva, la scelta musicale. Non era facile scegliere un brano in grado di evidenziare la ripetitività, il loop temporale, che non diventasse sottofondo. Il brano scelto (Gotta Get Up Harry Nilsson) è talmente azzeccato, che ancora adesso mi ronza in testa 🙂
Da vedere assolutamente, e se riuscite, è un ottimo prodotto da binge watching (8 episodi da 25 min).

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Serie tv Netflix fiammeggiante / 22 Febbraio 2019 in Russian Doll

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Russian Doll è una serie tv originale Netflix creata da Leslye Headland, Amy Poehler e Natasha Lyonne (che, oltre a interpretare la protagonista, ha co-diretto, co-sceneggiato e co-prodotto la serie).
Il motore narrativo di Russian Doll è già visto/già sentito: per motivi imperscrutabili, Nadia (la Lyonne) è costretta in un loop spaziotemporale ininterrotto per cui, ogni volta che muore (e Nadia sembra abbonata alla morte, che per lei sopraggiunge nelle maniere più fantasiose), si ritrova nel bagno dell’appartamento di un’amica in cui era stato organizzato il party del suo 36mo compleanno, esattamente qualche attimo prima del decesso che ha dato inizio a tutto.
Come dice la tagline del telefilm: “Morire è facile: è vivere a essere difficile”.

Eppure, nonostante il giochino narrativo sia stato ampiamente sviluppato altrove (al cinema, da Ricomincio da capo di Reitman, per esempio, fino al recente horror Auguri per la tua morte, il cui sequel è stato distribuito nei cinema italiani in questi giorni), Russian Doll funziona come un’ottima storia a bivi, forse assai meglio di un altro recente progetto Netflix, Bandersnatch (ma senza interattività). Nadia ha la possibilità di scegliere varie diramazioni della sua storia e ritornare sui suoi passi per risolvere l’enigma che sembra sottendere la sua avventura. Insieme a lei, il pubblico apprende che Nadia ha la possibilità di influenzare meccanicamente il proprio destino, facendo di volta in volta la scelta “giusta” perché ne conosce già gli esiti.
Il meccanismo è quello dei videogame che la stessa protagonista programma per lavoro: prova e riprova, finché non riesce a superare un ostacolo, con (si scopre progressivamente) un numero limitato di possibilità, prima che il nuovo universo in cui si muove scompaia.

Il titolo significa letteralmente matrioska (le tradizionali bambole russe di dimensioni diverse nascoste l’una nell’altra, dalla più grande alla più piccola) e non si riferisce solo al fatto che “la vita è una sequenza di scatole temporali”. A ogni “reincarnazione”, Nadia scava nel suo passato, fino a trovare il nocciolo dei suoi conflitti interiori. La protagonista è una donna che scansa un evidente desiderio di autodistruzione con il senso della fatalità, del cinismo e dell’ironia, ma è pur sempre in bilico su un baratro spaventoso. Il personaggio della Lyonne non è particolarmente simpatico e, francamente, non lo si invidia: di Nadia si può pur apprezzare il senso pratico, i tocchi di follia e la capacità di trarsi facilmente d’impaccio, ma sfido chiunque a voler davvero camminare qualche luna nei suoi mocassini, augh.

Confesso di aver minacciato di abbandonare la serie dopo il secondo episodio, timorosa di essermi a mia volta incastrata in una storia che “si morde la coda”, ma sono contenta di aver proseguito, perché, quando la trama inizia a mostrare ampie variazioni sul tema, diventa davvero scoppiettante. E, cosa molto interessante, la narrazione cambia spesso registro, passando dalla commedia nera, all’horror, perdinci, fino al dramma esistenziale.
Sceneggiatura solida, dialoghi fiammeggianti (come la chioma rossa di Nadia, oh oh oh), personaggi un po’ stereotipati ma non troppo banali (nel cast, in un piccolo ma fondamentale ruolo, c’è anche Chloë Sevigny), uno spunto di lettura (il ciclo di romanzi per ragazzi Emily della Luna Nuova di Lucy Maud Montgomery), bella colonna sonora e, cosa non da poco, durata limitata (8 episodi della durata inferiore ai 30 min./cad.): cosa volere di più da una serie tv?
Magari, che finisca qui.
Invece, no: pare che Russian Doll avrà una seconda stagione. Visto quanto accade nell’episodio finale, comunque giustificato, non ne sento la necessità. Vedremo.

Voto prima stagione: 8 stelline

[Aggiornamento del 26 aprile 2022]
Seconda stagione
La seconda stagione di questa serie tv è arrivata su Netflix quasi a sorpresa, quasi due anni e mezzo dopo la prima, e confesso che, al momento dell’annuncio, ricordavo pochi dettagli della complicata trama di Russian Doll che, pure, mi era piaciuta.
Fresca di necessario rewatch, i primi 5 episodi della nuova stagione non mi hanno entusiasmato molto: l’idea di “azzerare” il meccanismo del loop muoio-risorgo in favore di viaggi nel tempo con ben poca logica e assoluto disinteresse per i paradossi legati all’argomento non mi ha intrigato molto e la storia parallela della nonna di Alan non mi ha catturata neppure per mezzo secondo.
Però, le ultime due puntate mi sono piaciute molto: sono le più caotiche, ma, secondo me, anche le più significative, perché mi sono sembrate quelle in cui il concetto di matrioska che sottende il progetto (una creatura femminile, dentro un’altra creatura femminile, dentro un’altra creatura femminile, ecc.) si esplica con maggiore efficacia e compiutezza.

Rispetto a due anni fa, assegno meno stelline, perché, per quanto questa stagione sia stata utile per comprendere meglio la natura delle “stramberie” del personaggio di Chloe Sevigny, personalmente, non avrei proseguito la storia con una seconda stagione e men che meno con una paventata terza.

Voto seconda stagione: 6 stelline e mezza.

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