. / 25 Gennaio 2021 in Romulus

Lo stile e l’atmosfera generale richiamano molto (troppo) il serial Britannia[1] (che già di suo richiama Vikings, tra l’altro), a partire dalla sigla di apertura e dalla grafica del titolo fino al concept dei costumi e dei trucchi, passando per la fotografia e perfino analoghi pretesti narrativi[2]. Teoricamente apprezzabile l’iniziativa di far recitare tutto in protolatino (personalmente ho scelto proprio la versione sottotitolata non doppiata), ma ormai non costituisce più una scelta sensazionale (strana ma non innovativa dopo Mel Gibson con il suo The Passion e lo stesso Romulus cinematografico, per dire) e comunque trovo si tratti di una lingua troppo distante per permettere davvero allo spettatore di calarsi appieno nell’ambientazione come può accadere, invece, quando si tratta di lingue “vive”; ci si chiede quale sia il valore aggiunto, di questo e anche della rielaborazione del già altrimenti noto racconto circa le origini di Roma (se non quella di non replicare quanto già fatto nell’omonimo prodotto Cinematografico). Difficile è anche valutare la verosimiglianza storica per immergersi effettivamente nell’ambientazione[3] vista la scarsità di informazioni (per uno spettatore qualsiasi) circa il periodo lontanissimo, e la sempre presente impressione che i personaggi ragionino e si esprimano giocoforza da un punto di partenza se non attuale comunque anacronistico[4], magari per portare avanti un discorso indirizzato al pubblico attraverso il medium televisivo.
Colorata di tutto questo c’è la solita storia del ragazzino che dal niente, ultimo degli ultimi, trova il riscatto di sé e la rivalsa; piazzarla nell’VIII secolo a.C. non è poi tutta questa innovazione.
Mettiamoci anche la narrazione lenta ed ecco il quadro completo.
Voto: 4, personalmente suggerirei di fermarsi qui e lasciar perdere ma temo che purtroppo non lo faranno.

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**AVVISO SPOILER**
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[1]:
Ma pure Il tredicesimo guerriero con la setta-tribù degli uomini lupo.
[2]: Se ricordo bene, in Britannia sacrificano un re per la salvezza collettiva, qui ne accecano ed esiliano uno per porre fine alla siccità – l’idea è la stessa, ufficialmente placare gli dèi ma ufficiosamente portare avanti manovre politiche. E ne dico solo uno.
[3]: Non sono uno storico né tantomeno un esperto di Lazio preromano, ma ho difficoltà a credere che fosse già noto (come mostrato in un episodio) il racconto omerico di Achille, Aiace, Ulisse, Agamenone, che vedo più di tradizione ellenica, a meno di non prendere per buona l’effettiva discendenza troiana dei fondatori di Alba Longa (quest’ultimo racconto, tra l’altro, formalizzato svariati secoli dopo il tempo di Romulus). Così come mi sorprende notare, per dirne un’altra, l’accostamento di costumi/trucchi “primitiveggianti” e in stile celtico con altri che somigliano molto più a quelli classici romano-ellenici. Tra l’altro c’è anche una certa disomogeneità anche nelle acconciature, tra capelli lunghi/corti/rasati e volti barbuti/sbarbati (mi limito agli uomini, ma anche tra le donne si vedono indifferentemente capelli liberamente sciolti o finemente intrecciati, eh, senza uno “stile” vero) perfino all’interno della stessa comunità.
[4]: Certi dialoghi, per quanto ci si sforzi, puzzano troppo di XXI secolo, e lo stesso si può dire per certe dinamiche (tipo l’ex vestale trasformatasi in Xena, la predica di Yemos sull’ecumenismo, ecc).

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