Recensione su Patrick Melrose

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Elegia del senso di colpa / 16 Agosto 2018 in Patrick Melrose

La serie tv Sky UK Patrick Melrose si basa su una serie di romanzi parzialmente autobiografici, conosciuti come “il ciclo dei Melrose”, pubblicati dallo scrittore e giornalista inglese Edward St Aubyn, che ha anche collaborato alla sceneggiatura di questa miniserie. La regia dei cinque episodi che la compongono è stata affidata interamente a Edward Berger, che, per questo lavoro, ha ricevuto una nomination agli Emmy 2018. Berger ha diretto anche alcune puntate della prima stagione della serie tv AMC The Terror.
Il protagonista assoluto della miniserie Patrick Melrose è Benedict Cumberbatch (anche per lui, nomination agli Emmy), che interpreta un avvocato londinese afflitto da problemi di alcool e droga fin dalla giovinezza. Attraverso i ricordi angoscianti di Patrick, il pubblico viaggia dai primi anni Sessanta al 2005, scavando in una psiche provata dagli eccessi di un nucleo famigliare disfunzionale, dominato dalla presenza di un padre sadico e dall’assenza di una madre egoista.

Il primo episodio è letteralmente strabordante e mi è piaciuto tantissimo, per la sua azzeccata commistione di ironia nera, dolore e pericolo.
Non sono una fan di Cumberbatch, ma in questo frangente ho apprezzato moltissimo l’attore inglese per la sua capacità di contrapporre formalmente la sua innata eleganza a situazioni incredibilmente drammatiche. Supportato da interessanti scelte di regia, montaggio e fotografia, ha dato vita a un pastiche narrativo ed estetico davvero efficace.
In qualche modo, soprattutto per via del tema della dipendenza, mi ha ricordato le soluzioni adottate da Boyle in Trainspotting (nota: non ho ancora letto il romanzo di Walsh da cui è tratto il film), per cui, davanti alle vicissitudini tossiche dei protagonisti, lo spettatore si dibatte fra la risata e la profonda tristezza.

Purtroppo, dopo una premessa tanto efficace, per quanto il livello qualitativo della produzione si mantenga alto per i successivi episodi, il ritmo e il mood della miniserie cambiano, trasformando il racconto in un (buon) dramma famigliare abbastanza canonico. Segreti, sensi di colpa (il macigno più pesante di tutti, l’elemento che condiziona la vita di tutti i personaggi), incapacità varie, egoismi, tare psicologiche… Il campionario dei deficit genitoriali e filiari è completo. Il che, a fronte degli indigeribili e strazianti dettagli del rapporto fra Patrick e i genitori, appiattisce il grande potenziale di questa produzione televisiva.
Peccato.

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