Recensione su Mr. Robot

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serie tvMr. Robot
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21 Ottobre 2021

Sotto consiglio di Stefania, alla fine son riuscito a dare a questa serie una seconda possibilità e ammetto che mi ha lasciato stupito.
A dispetto della trama, l’elemento che mi ha colpito di più è lo sviluppo del protagonista, Elliot, che diventa man mano sempre più complesso, umano, in un contesto iper-introspettivo destinato a diventare la base sulla quale volge tutta la storia. E insieme a lui, si evolve anche l’aspetto tecnico che accantona le inquadrature scialbe mozza-teste per passare a quelle più ricercate, complesse, “sperimentali”, a tratti cinematografiche, che sono riuscite infine a farsi apprezzare.
In questi termini, rimango del parere che per me la prima stagione non le rende giustizia.

Meno apprezzabili, invece, sono stati alcuni episodi della serie: lenti, pesanti e di difficile comprensione, soprattutto le parti in cui si fa largo uso di un linguaggio tecnico-visivo non proprio adatto a tutti.

4 commenti

  1. Stefania / 21 Ottobre 2021

    Uh, guarda, se ti sei fermato prima della fine della prima stagione, ti stai perdendo molte cose da kaboom, in primis i motivi di quella che definisci l'”anedonia” di Elliot.
    La prima stagione è più convenzionale, se vogliamo: dalla seconda in poi, diventa un vero viaggio allucinato e allucinante. Alcune scelte narrative, alla fine dei conti, sono un po’ gratuite e poco giustificate, ma, nel complesso, è un progetto pregevole: prova a dargli una vera chance, fino in fondo. Se te ne pentirai, vieni a cercarmi e chinerò la testa affranta 😀
    Sai che mi colpisce il fatto che ti abbia ricordato Fight Club, ma che non ti siano piaciute le scelte tecniche ed estetiche di questa serie tv? Io ci ho visto molto Fincher, in tutto il progetto (anche nel ritmo del racconto), comprese le inquadrature mozzate di cui parli tu (e che, comunque, sono funzionali a raccontare certe cose legate ai protagonisti).

    • dew / 21 Ottobre 2021

      Darle un’altra possibilità, considerati gli aspetti fastidiosi, trovo che sia un po’ un’impresa ?. Per farti un esempio è già capitato con Arancia Meccanica in passato: l’ho dovuto rivedere svariate volte per ufficializzare il fatto che non sia proprio riuscito a farmelo piacere, nonostante la trama mi abbia sempre stimolato l’interesse e la voglia del ritentarci. Però se dici che la seconda stagione sarà più interessante, mi dà qualche speranza e ci voglio credere (con un po’ di timore di rimanere deluso, lo ammetto). Anche perché non è da me giudicare una serie solo dalla prima stagione. Farò un altro tentativo quando mi sarò sbarazzato di altre serie, grazie ?.

      Per il fatto delle inquadrature, non mi sono mai reso conto delle mozzature nei film di Fincher. Io riuscirei ad apprezzare pure le inquadrature “sporche” alla Lars Von Trier, ma in questo caso è più un pregiudizio e non riesco proprio a comprenderle.

      • Stefania / 21 Ottobre 2021

        Dài, prova (quando vorrai): mi rendo conto che 5 stagioni possano sembrare tante (a parte qualche eccezione, io divento insofferente con le serie che superano le 3 stagioni), ma, per dire, io ho rivisto qualche tempo fa questa serie dall’inizio, per vedere con la giusta continuità l’ultima stagione. Quando ho finito, wow, mi sono resa conto di aver vissuto una grandiosa esperienza (televisivamente parlando).

        Non che Fincher ami le “mozzature”, ma, spesso, “relega” i personaggi in un angolo dell’inquadratura (l’avevo notato molto nelle “sue” puntate di House of Cards). Come Fincher, poi, Esmail usa palette di colori precise, luci fredde e, generalmente (ma non sempre, eh), sistema/muove la macchina da presa in modo simile (perlopiù, macchina fissa, anche se l’apparecchio di Fincher tende a seguire di più i movimenti dei personaggi in scena, assecondandoli, quasi). Poi, non sono regista o direttore della fotografia, quindi, parlo senza vera cognizione di causa, però ho colto quelle che mi sembrano forti somiglianze.

        • dew / 23 Ottobre 2021

          I colori e la tonalità cupa dell’ambiente circostante sono proprio quegli aspetti che saltano all’occhio quando si usano queste inquadrature. Sarà che è proprio questo ciò che la regia vuole evidenziare. Mi ricordo ad esempio una scena in cui c’è Darlene che conversa e l’inquadratura era incentrata più sul muro, completamente spoglio, grigio, anziché su di lei che era posta all’estremo margine destro. Io comunque ho apprezzato di più il campo medio della ripresa successiva, con tutti i soggetti coinvolti e la stanza nella sua interezza. Poi anche io non sono un gran conoscitore di queste tecniche e non sempre ci faccio caso, solo quando hanno un forte impatto visivo. Anche in Sex Education (ultima serie che ho visto) fanno largo uso di queste inquadrature.

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