Recensione su Love, Death + Robots

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serie tvLove, Death + Robots
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Antologia di corti animati per adulti / 16 Marzo 2019 in Love, Death + Robots

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Love, Death + Robots è un’antologia di cortometraggi animati co-prodotta per Netflix da David Fincher e Tim Miller (che ne è anche creatore, co-sceneggiatore e co-regista).
Come da titolo, i temi principali dei numerosi cortometraggi che la compongono sono amore (e sesso), morte e robotica. Toni, ritmi narrativi e tecniche di rappresentazione e animazione variano di corto in corto. La realizzazione dei vari cortometraggi è stata affidata a una serie di studi di animazione sparsi per il mondo, dal californiano Blur Studio al francese La Cachette.

Prima stagione
La prima stagione è composta da 18 episodi di durata variabile (da 5 a 17 minuti).

Il vantaggio di Sonnie (Sonnie’s Edge)
Blur Studio (California) – 17 minuti – tecnica: CGI
Dal punto di vista estetico, non amo molto il fotorealismo tipico di alcuni videogame a cui il corto sembra ispirarsi (Assassin’s Creed? Non sono esperta della materia) e non mi piacciono neanche i film in motion capture (vedi, gli esperimenti animati di Zemeckis come Polar Express o Beowulf): impressionano per l’estetica sopraffina, ma la sovrabbondanza di dettagli inintelligibili quasi mi disturba. Però, di questo cortometraggio ho apprezzato molto l’animazione dei due mostrilli iper-letali in stile kaiju e, dal punto di vista narrativo, il concetto di “esportazione” dell’anima già sviluppato da film come Humandroid di Blomkamp e Lucy di Luc Besson.
Voto: 6 stelline e mezza

Tre robot (Three Robots)
Blow Studio (Spagna) – 11 minuti – tecnica: CGI
Divertente, sardonico, citazionista. In più, c’è una Panda ed è pieno di gatti. Cosa volere di più?
Voto: 8 stelline

La testimone (The Witness)
Pinkman.tv (California) – 17 minuti – tecnica: CGI
Oltre il fotorealismo: il lavoro dello studio californiano mischia tecniche e suggestioni formali, riuscendo a superare i limiti legati al mezzo con una serie di soluzioni divertenti e funzionali (vedi, la sovrapposizione di inserti “a mano” e le onomatopee animate) che non spezzano il ritmo del racconto, né l’uniformità estetica del corto. Bella l’ambientazione ibrida, in cui convivono elementi asiatici e occidentali (studio alla francese, insegne in cirillico, grattacieli vertiginosi e ipertrofici che ricordano quelli cinesi, ecc.). Interessante (ma non epifanico) il loop narrativo.
Voto: 7 stelline e mezza

Tute meccaniche (Suits)
Blur Studio (California) – 17 minuti – tecnica: CGI
Simpatica la scelta di ambientare un comedy-horror in stile Tremors in un futuro e in un luogo non meglio definito. Curiosa la tecnica di colorazione scelta, con pattern a metà strada tra pastelli e pennarelli tradizionali. Eccellente l’animazione dei fumi!
Voto: 6 stelline e mezza

Il succhia-anime (Sucker of Souls)
Studio La Cachette (Francia) – 13 minuti – tecnica: CGI e animazione tradizionale
La storia non mi è piaciuta granché, ma ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi e il loro design, il dinamismo della narrazione e dei movimenti di macchina.
Voto: 7 stelline e mezza

(to be continued…)

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