Poche serie televisive possono vantare un tam tam mediatico come la creatura di J.J. Abrams. Dopotutto, come non sentirsi legati sensibilmente a una serie del genere dopo sei stagioni di continue emozioni e oscuri misteri? Che deluda o meno il tanto discusso finale, a mio avviso non pregiudica comunque quanto di buono è stato fatto con quest’opera.
Lost non è solo una serie tv: è un’esperienza televisiva. È un qualcosa che rimane dentro, che non se ne va nemmeno col passare del tempo. Vuoi per la trama, vuoi per la straordinaria varietá di personaggi, vuoi per i numerosi misteri, vuoi per gli elementi ricorrenti, vuoi per qualsiasi cosa. Ma procediamo con calma e analizziamo i vari punti.
La trama, partita con un presupposto relativamente semplice (un incidente aereo), si rivela giá dai primi episodi in grado di schizzare all’impazzata in tutte le direzioni, non concentrandosi mai nel singolo punto di risoluzione (il ritorno a casa) ma evolvendosi continuamente e riuscendo a intrattenere egregiamente lo spettatore.
I personaggi, un’enormitá, sono trattati con una cura e un’introspezione magistrale, grazie anche all’abile utilizzo di una delle componenti lostiane più sfruttate, il flashback. A rendere ancora più interessanti i numerosi personaggi, è il loro background misterioso, mostrato praticamente con il contagocce man mano che si visionano gli episodi. Lo spettatore è quindi portato a continuare la visione per riuscire a incastrare i vari pezzi dei passati dei protagonisti.
Altra grande componente e motivo del successo di Lost sono l’enorme numero di misteri presenti. Tutto la serie girerà intorno all’isola e a ciò che essa cela ai nostri naufraghi, garantendo colpi di scena continui e mantenendo alta l’attenzione dello spettatore.
E tanti altri sono i punti a favore di questa serie: le splendide musiche di Michael Giacchino, la presenza di quasi tutte le tematiche che caratterizzano la condizione di vita dell’uomo (l’amicizia, l’amore, la solitudine, la fede, la vita, la morte) o ancora gli elementi ricorrenti e ormai divenuti un cult in Lost (la sigla, il rapporto scienza-fede, il contrasto bianco-nero, i numeri).
E pazienza se la serie prende vie surreali nelle ultime stagioni. E pazienza se alcuni piccoli misteri vengono lasciati in sospeso. Per quel che rappresenta chi vive questa serie, puoi storcere leggermente il naso nei titoli di coda, ma poi ci pensi per bene. Ripensi a ciò che ti è rimasto, a ciò che hai avuto in cambio per essere stato 45 minuti a settimana davanti allo schermo. A quel punto dici “Va benissimo, così”. A quel punto prendi il telecomando e, con grande malinconia, chiudi la televisione.
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