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La regina degli scacchi

/ 20207.8232 voti

29 Dicembre 2022 in La regina degli scacchi

Bello il libro, bella la serie, bravi gli attori, sceneggiatura solida, ambientazione curatissima. Bello

Anche io / 8 Giugno 2021 in La regina degli scacchi

Beth Harmon è un’orfana cresciuta con una incredibile passione per gli scacchi. Passione segreta scoperta nel seminterrato dell’orfanatrofio e perseguita durante la notte, nella sua testa. E’ un gioco duro, una professione maschile, cervellotica, e di concentrazione. Beth ha l’intuito e il talento, e spacca di brutto. Beth due madri. Una inefficiente, incapace di provvedere a lei, e l’altra funzionale e affettuosa, che assume il suo ruolo a braccia aperte, ma vittima della propria umanità. I padri di Beth invece sono più che altro creature estremamente piccole. Le altre ragazze possono essere crudeli, nel caso di Margaret, che le sbatte in faccia sicurezza e poi maternità, lasciando trapelare la propria invidia in seguito. Alcune sono gentili, solidali, come la prima avversaria, che in un scena che richiama Carrie di Stephen King, invece di denigrarla le porge un aiuto non indifferente. E poi c’è la critica all’individualismo americano, contrapposto al cameratismo russo. L’avversario più temibile, Borgov, è un muro, non dice una parola, ma fa tremare l’aria attorno a sè, ( e quanto lo vorrei come prossimo cattivo di James Bond). La scacchiera in ogni caso è una maschera per parlare d’altro. Beth sta a braccia conserte e sguardo obliquo, mentre mette sotto scacco l’avversario. Un suo avversario nello scoprire che è al primo turno contro di lei è impreca, la teme. Beth è pericolosa e tenace, estremamente competitiva. Ma alla base di tutto ciò c’è una passione per il gioco, per gli scacchi che le rubano l’anima, percepibile da fremito del suo passo, mentre sale i gradini che la separano dalla rivista che ha rubato sugli schemi di gioco.
Gli uomini con cui stringe rapporti affettivi vogliono sempre insegnarle qualcosa, con fare paternale (si può parlare di mansplaning?), e questo fa sì che le relazioni siano fallimentari. Netflix ultimamente sta tentanto, più o meno bene, con altre serie, di mostrare abusi sulle donne (nel caso di Tredici) o la strada dell’emancipazione sessuale (con Sex Education) con le sue serie più pop, seguendo l’ondata politica del Mee Too.
Tuttavia con The Queen’s Gambit ha centrato un discorso molto più profondo. Il discorso è : temeteci, perché stiamo arrivando. Non c’è più vittima, non c’è più nemmeno la donna che ama essere desiderata, la donna è cervello, può farti paura, può non avere niente da imparare da te, perché potrebbe tranquillamente essere te. Mee Too ha un altro significato, non vuol dire solo “potrei essere anche io” oppure “mi aggiungo a questa protesta anche io” ma è “questa competizione, la posso vincere anche io”.

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promossa / 16 Aprile 2021 in La regina degli scacchi

altra grande produzione originale Netflix

31 Ottobre 2020 in La regina degli scacchi

L’ho guardata con gusto. Era da tanto tempo che non avevo questo forte desiderio di iniziare una nuova serie. Si tratta di una miniserie auto-conclusiva (teoricamente): questo ha agevolato la scelta.
Mi limiterò a scrivere alcune cose che non mi sono piaciute o che forse io stesso non ho saputo collegare, con la speranza di essere smentito. Questo premettendo che ho gradito la serie nel suo complesso.

Il rapporto di Beth Harmon con alcuni personaggi non mi ha convinto del tutto sopratutto come hanno chiuso i legami nell’ultimo episodio.

1. Non ci sono tantissime scene in cui Jolene e Beth sembrano legare, al punto di darle i risparmi di una vita per la trasferta di Mosca. All’orfanotrofio la ragazza passa il suo tempo con il custode piuttosto che con la ragazza più grande.

2. Harmon chiede al custode e amico di prestargli 5 dollari per il suo primo torneo di scacchi. Dopo questa richiesta il signor Shaibel scompare dai pensieri della ragazza per poi tornare solo verso la fine. Almeno una lettera di ringraziamento!

3. I ragazzi. Alla fine sono tutti riuniti a New York (?) e la chiamano per dargli una mano. Ma quando sarebbero diventati tutti così affiatati? Ho provato a dare a me stesso una giustificazione: nel mondo degli scacchi tutti si conoscono un po’. Ma vedere Benny ed Harry assieme mi sembra una forzatura.

Altri piccoli dettagli non mi hanno particolarmente convinto. Tuttavia è una serie che si concentra principalmente sulla protagonista. Gli scacchi sono un ottimo contesto che attira appassionati e non. Non c’è bisogno di conoscere le mosse, i gambetti, le aperture e altro. Lei che si fa strada in un mondo prettamente maschile è già avvincente. Il montaggio fa il resto. Dipendenza, passato burrascoso, depressione, ansia, crescita, maturità, sanità mentale sono alcuni temi che vengono presi in considerazione; qualcuno meglio, qualcuno meno.
Un prodotto interessante che tralasciando qualche buco di sceneggiatura vi farà divertite e forse appassionare agli scacchi.

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Molto bella / 27 Ottobre 2020 in La regina degli scacchi

Una miniserie che ho apprezzato molto in tutti i suoi aspetti, dalla recitazione alle scenografie dalla color correction al taglio d’immagine, i costumi, la scelta dei brani musicali. Consigliatissima, insieme all’altro capolavoro Giri/Haji

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