Originale ma con delle pecche. / 15 Novembre 2022 in Il prode Raideen

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Akira è un adolescente con la passione per il calcio(il predecessore di Oliver Hutton con la divisa dei Superboys, l’unica serie sul calcio di riferimento in quegli anni) che gioca come capitano nella squadra della sua scuola.
Un giorno, durante una partita, il cielo si oscura all’improvviso e il ragazzo viene colpito in pieno da un fulmine.
Dopo un iniziale perdita di conoscienza, il giovane si risveglia e sente nella sua mente una voce che gli dice insistentemente “Destati, prode, destati!”
Raggiunge con un motoscafo una piramide in mezzo al mare che, una volta apertasi, scopre al suo interno un robot con il quale inizia una lunga battaglia contro i demoni risvegliatisi dal loro sonno millenario e che vogliono a tutti i costi conquistare la Terra.
La prima opera robotica in assoluto per Yoshiuki Tomino è una serie che della sua mano per me ha poco, Raideen è una serie per la sua maggioranza classica di quegli anni che s’ispira alle serie all’epoca presenti, i due Mazinga e Getter robot e che farà da anticamera ad altre serie future come Jeeg(i nemici sono molto simili), Daltanious(il gruppo di amici di Akira verra’ ripreso per il gruppo di orfani) e General Daimos(Tadao Nagahama, il regista che in questa serie prenderà il posto di Tomino realizzerà poi General Daimos).
Come punti di forza ha l’ottima atmosfera onirico/mistica e la bellezza del robot(io sono una fan dei robot targati Sunrise, esteticamente mi piacciono molto, li trovo belli e particolari), per il resto è una serie che ha delle pecche, ha un ritmo troppo vorticoso per i miei gusti(non fai in tempo a conoscere i personaggi che già ti ritrovi in mezzo alle battaglie), a livello di sceneggiatura ci sono delle incompletezze ma soprattutto il suo grande punto debole a mio parere risiede nei personaggi, decisamente troppi e scarsamente caratterizzati(da colui che mi creerà in seguito personaggi dall’alto spessore psicologico, con tutti i loro pregi e difetti, come Haran Banjo e Char Aznable mi aspetto di più).
A proposito di Char tra le file nemiche c’è un personaggio che è un suo antesignano, con tanto di maschera(che ovviamente verrà fatto fuori a metà serie).
Come avverrà in Daitarn il passato del protagonista verrà svelato mano mano, dalla prima puntata si intuisce che il ragazzo è figlio di un archeologo che viene rapito la prima puntata dai nemici(come Minamoto in Daitarn 3) e poi rilasciato in seguito e che la mamma è la regina di un antico popolo, i Mu, con la quale riesce a comunicare telepaticamente.
È una delle prime serie robotiche ad avere un triangolo amoroso formato da Akira, Mari(colei che dovrebbe essere la sua compagna ufficiale) e Rei, la sua partner di battaglia(poi fatta piano piano sparire nel corso della serie) che ricorda un po ‘quello tra Banjo, Beauty e Reika di Daitarn e quello tra Kazuya, Erika e Nana di General Daimos.
Akira guida il robot avendo le braccia legate(come Kazuya di Daimos) ed entrando in fusione con lui(aspetto questo che verrà ripreso in altre serie con Takeshi in Ufo Diapolon e anche con George in Tekkaman).
A differenza delle altre serie robotiche il Raideen non è creato dall’uomo ma appartiene all’anrica civiltà dei Mu di cui Akira è un discendente. Anche in questa serie è però presente una fortezza che ha la particolarità che a me è piaciuta di chiudersi a ostrica(similare a quella di Goldrake che si chiuderà invece a lumaca).
È presente una dose abbastanza notevole di ironia, nelle prime puntate anche decisamente pecoreccia(Ariso, personaggio a metà strada tra il Boss dei due Mazinga e il Tanosuke di Daltanious è uno dei personaggi a mio parere più irritanti che mi siano capitati di vedere con la sua fissa per le mutandine bianche di Mari’…nemmeno Gigi la trottola raggiungeva livelli simili di maniacalita’ ) che a quanto ho saputo è stato uno dei motivi scatenanti dell’addio di Tomino a metà serie.
Doppiaggio abbastanza buono anche se un po’”svogliato” ma mai quanto la sigla(ti mette una voglia di vivere addosso questo cantante, un’allegria proprio…nulla a che vedere con l’ottima versione dei fratelli Balestra).
In sostanza una serie che definirei acerba, con buoni spunti, un’ottima atmosfera, un robot fighissimo ma lacunosa nella trama e soprattutto troppo dispersiva nei suoi piattissimi personaggi.
Tomino farà per sua fortuna di molto meglio.

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