ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Come già era accaduto con una precedente produzione tv di Sky Italia (The Young Pope di Sorrentino), Ammaniti e la sua squadra sono riusciti a creare un prodotto televisivo inedito nel panorama italiano per modi e forma, pur usando temi ampiamente (ab)usati mediaticamente nel nostro Paese.
Il miracolo parla di politica, criminalità, religione, potere, sesso, amore, famiglia, ci sono esponenti del clero e delle forze armate, medici, biologi, mamme e bambini, c’è il Nord, c’è il Sud e c’è Roma capitale. Ma, fortunatamente, mancano i cliché televisivi e narrativi legati a tutti questi elementi.
Il miracolo sporca di sangue torbido i capisaldi della serialità televisiva italiana, li vena di incertezza, di ironia nera. Insomma, li fa diventare pulp. Alleluia.
Una produzione di questo tipo, infatti, dimostra che, anche nella tv italiana, è possibile allontanarsi dai binari del dramma, della comicità o della melassa consueti, usando a proprio vantaggio la materia di base collaudata da numerose fiction e film.
Già il contesto narrativo la dice lunga su quale piano si sia posto Ammaniti. Esattamente come Sorrentino, egli propone un’Italia assolutamente contemporanea, ma alternativa rispetto a quella reale. Là, c’è un Papa giovane e italoamericano che sale al soglio pontificio. Qui, c’è un referendum che potrebbe fare uscire il Paese dall’Unione Europea e dall’Euro (temi profeticamente attuali, come dimostra la cronaca politica di queste ore).
Mentre, solitamente, la fiction italiana, quando non affronta la rievocazone storica, tende a decontestualizzare il racconto, astraendolo in particolare da reali o perlomeno pertinenti problematiche politiche ed economiche, Sorrentino e Ammaniti hanno fatto qualcosa di più, levandosi dalle ambasce: hanno immaginato un presente (o un immediato futuro, fate vobis) alternativo, con i piedi piantati nella pur incerta realtà.
Dopo l’ironia caustica di una produzione cult come Boris (prodotta da Fox, distribuita guarda caso da Sky), questi progetti seriali dimostrano la vitalità, l’alterità e le possibilità espansive della tv italiana.
De Il miracolo, ho apprezzato in particolare lo sviluppo narrativo e le scelte di casting.
Nonostante una certa flessione nella seconda metà del ciclo di episodi, l’ultima puntata in particolare è stata in grado di confermare il taglio atipico della serie, esaltando lo humour oscuro di Ammaniti e spalancando la strada a ipotetici sviluppi narrativi (il destino della moglie e della figlia del premier, la scelta della biologa, ecc.) che non necessitano affatto di una seconda stagione per trovare compiutezza, ma che, nella loro sospensione, si inscrivono coerentemente nel leitmotiv del progetto.
Il filo conduttore della serie, infatti, è il dubbio.
Perché/come/quando/dove/chi? Il miracolo è un susseguirsi di domande, di scoperte, di misteri (perlopiù, irrisolti), è una storia stimolante e inquietante, che blandisce Fede, scienza e morale con un respiro pop.
Reparto tecnico notevole. Bravi scrittori (oltre ad Ammaniti, la Marciano e la Manieri), bella regia (Ammaniti, alla sua prima prova dietro la macchina da presa di una serie tv, è stato affiancato da Pellegrini e da Munzi, pluripremiato ai David per l’ottimo noir Anime nere), rimarchevole fotografia (curata da Daria D’antonio, già nel cast tecnico de La grande bellezza, per esempio, mentre, se non ho visto male, la seconda unità era capitanata da Daniele Ciprì) .
Credibili tutti gli attori, a cui sono stati affidati personaggi controversi, sfaccettati, chiaroscurali. Ho apprezzato molto il personaggio e la prova artistica di Sergio Albelli (il Generale Votta), che ha interpretato con misura un militare apparentemente atipico, cervello fino, empatico, furbo.
Curiosità: nel settimo episodio, compare Monica Bellucci. Trovo molto divertente il fatto che, in ordine di tempo, le sue ultime apparizioni artistiche (e, qui, è proprio il caso di dirlo) siano di tipo televisivo (recentemente, l’ho intravista anche in uno spot pubblicitario). Prima, nella terza stagione di Twin Peaks di Lynch. Ora, qui. Ed è curioso che, in entrambi i casi, l’attrice compaia in contesti onirici e nei panni di una guida spirituale.
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