Emozioni oltre i byte. / 24 Ottobre 2017 in Halt and Catch Fire
Nel panorama delle serie tv statunitensi, Halt and Catch Fire è una sorta di mosca bianca, in grado di emergere da quel filone mainstream che sembra delimitarne i confini. Una serie intima e introspettiva, che ancora prima della ben più blasonata ( ma non migliore ) Stranger Things, aveva riportato in auge gli ambienti e le atmosfere degli indimenticabili anni ’80, attraverso, forse, uno degli aspetti più iconici e rappresentativi di quella decade, ossia il Personal Computer, e più in generale il mondo videoludico ed elettronico.
In realtà, Halt and Catch Fire si dilunga ulteriormente, andando a sfiorare, anche solo con il pensiero, il ventunesimo secolo. E in questo itinerario, in questo tragitto, come sempre conta il viaggio, e sebbene questi cervelli elettronici, questi elaboratori di informazioni, possano sembrare freddi e avulsi da un sistema ‘’umano’’, per progredire negli anni hanno dovuto necessariamente assomigliare all’uomo, e ancor di più, rispondere ai suoi bisogni. Ed è qui che Halt and Catch Fire, con i suoi personaggi ( anime peculiari del suo intreccio ), realizza un capolavoro. Nella trasversalità di sentimenti, aspirazioni, ambizioni. Nella lotta interiore fra ragione e passione, tra sogni inespressi e desideri inalienabili. Halt and Catch Fire è questo ed altro, nella sua profonda e sottile riflessione dell’esistenza, in simbiosi con l’ipotetico e il virtuale.

Ho visto solo la prima stagione e proprio qualche giorno fa pensavo di continuarla, quindi cercando ho visto che è disponibile su Netflix USA, ad eccezione dell’ultima, ma non ho fretta 🙂
Per quello che ho visto nella prima stagione, condivido appieno la tua recensione, anche se penso che il prodotto sia molto di nicchia e quindi, per molti, di non facile visione.
Alcune scene mi hanno fatto sorridere, ma allo stesso tempo emozionare, così come i protagonisti (es. raggiungimento della Soglia Doherty) . Oggi siamo abituati a computer veloci e a telefoni con i quali accendiamo la lavatrice, ma dietro tutto questo ci sono persone che con la dedizione e la volontà hanno raggiunto obiettivi inimmaginabili alcuni decenni fa.
La serie racconta proprio questo, le ambizioni e le aspirazioni di questi personaggi.
Hai perfettamente ragione @federico66, la serie è di nicchia, e non solo, è anche decisamente sottovalutata, benché la critica la esalti. A mio parere, pur parlando di ”marchingegni elettronici”, è tra le più ”umane” in circolazione.
Ti consiglio di proseguire con la visione, anche perché la qualità non cala, anzi attecchisce e prospera.
P.s non ti fai sfuggire una serie!
@inchiostro-nero: basti pensare che in Italia non è stata neanche presa in considerazione!
“Umane”, proprio vero, e lo si intuisce già dalle prime puntate.
Il sognatore, l’ingegnere e la ragazza prodigio sono personaggi abbastanza stereotipati nel campo della tecnologia (non potrebbe essere altrimenti), ma qui sembrerebbe si sia puntato molto sulle loro storie personali e sui rapporti inter-personali. Adesso sono proprio curioso di terminarla, inoltre gioco abbastanza in casa 🙂
Ps: la serialità mi piace, se non altro perché posso interromperne comodamente la visione; interrompere un film è molto più complicato! Inoltre, negli ultimi anni, la qualità del prodotto “televisivo” non ha nulla da invidiare a quello cinematografico.
Si, il confine tra piccolo e grande schermo è ormai labile. D’altro canto le serie tv richiedono più costanza, rispetto al classico film che al massimo ti può impegnare 3 ore.
assolutamente d’accordo: sottostimata e col quartetto di protagonisti in perenne stato di grazia. quando uno procrastina la visione delle ultime puntate con un velo di malinconia, la serie (o il libro) ha fatto centro…
@marcomaffei12: provo per questa serie una profonda nostalgia, ma allo stesso tempo anche un senso di completezza. Difficile trovare altrettanta qualità e coerenza in altri progetti.