Emozioni oltre i byte. / 24 Ottobre 2017 in Halt and Catch Fire

Nel panorama delle serie tv statunitensi, Halt and Catch Fire è una sorta di mosca bianca, in grado di emergere da quel filone mainstream che sembra delimitarne i confini. Una serie intima e introspettiva, che ancora prima della ben più blasonata ( ma non migliore ) Stranger Things, aveva riportato in auge gli ambienti e le atmosfere degli indimenticabili anni ’80, attraverso, forse, uno degli aspetti più iconici e rappresentativi di quella decade, ossia il Personal Computer, e più in generale il mondo videoludico ed elettronico.
In realtà, Halt and Catch Fire si dilunga ulteriormente, andando a sfiorare, anche solo con il pensiero, il ventunesimo secolo. E in questo itinerario, in questo tragitto, come sempre conta il viaggio, e sebbene questi cervelli elettronici, questi elaboratori di informazioni, possano sembrare freddi e avulsi da un sistema ‘’umano’’, per progredire negli anni hanno dovuto necessariamente assomigliare all’uomo, e ancor di più, rispondere ai suoi bisogni. Ed è qui che Halt and Catch Fire, con i suoi personaggi ( anime peculiari del suo intreccio ), realizza un capolavoro. Nella trasversalità di sentimenti, aspirazioni, ambizioni. Nella lotta interiore fra ragione e passione, tra sogni inespressi e desideri inalienabili. Halt and Catch Fire è questo ed altro, nella sua profonda e sottile riflessione dell’esistenza, in simbiosi con l’ipotetico e il virtuale.

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