Una buona idea;
Il fascino della matematica e quello senza tempo del cubo di Rubik;
Colori psichedelici quanto monotoni;
Le possibili e variegate interpretazioni filosofiche di ciò che sfugge alla comprensione.
Gli ingredienti per un buon film c’erano tutti, così come c’era la possibilità di stupire con un budget pressochè ridicolo.
E allora peccato per alcuni elementi che rovinano l’insieme, facendo precipitare il progetto. In primis le interpretazioni degli attori, che lasciano a dir poco a desiderare: va bene che un film così De Niro non lo avrebbe mai preso in considerazione, ma siamo sicuri che non ci fosse qualche personaggio un pò migliore (il poliziotto, in particolare, è stucchevole).
Poi, una certa pretenziosità: “là fuori c’è la stupidità umana” (che poi è pure dentro)… Per carità, una verità assoluta.. Ma una verità che avrei visto bene nel 2001 di Kubrick (da cui peraltro il film attinge a piene mani) e che invece mi fa soltanto ridere in un film vagamente adolescenziale di Vincenzo Natali.
Ecco, appunto, il difetto peggiore: l’adolescenzialità.
L’idea delle trappole tritatutto o scioglifacce trasforma quella che avrebbe potuto essere un’ottima idea nell’ennesimo splatter-horror, magari solo un pò più originale degli altri. La cosa si riduce essenzialmente a due scene soltanto, ma inquina tutto il film, convincendoti a concentrarti su quell’aspetto che, peraltro, da un punto di vista della suspence, a onor del vero, è riuscitissimo (ti aspetti la trappola in ogni momento, ma, appunto per questo, finisci per non pensare ad altro).
Mi chiedo che bel risultato si sarebbe avuto senza alcuna trappola, ma soltanto con una crescente ansia dell’infinito, una vertigine dell’ignoto capace di divorare la psiche e i nervi dei malcapitati (qualcosa che affiora in un finale mal interpretato e caotico e in poche altre scene). Allora sì che un’ottima idea si sarebbe traformata in un bel film (anche se per rendere al meglio una tale escalation emotiva sarebbero serviti sicuramente attori di altro livello, e torniamo dunque alla prima delle negatività).
Ma qui non stiamo a scrivere il libro dei sogni, parliamo dei film per come sono.
E “Il Cubo” si riduce dunque a essere l’ennesimo pseudo-horror adolescenziale che spreca una buona se non ottima idea.
Un 6 stiracchiatissimo, che come nelle infernali stanze semoventi, avrebbe potuto tranquillamente capovolgersi.
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