Recensione su Cobra Kai

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Cobra Kai Never Dies / 5 Ottobre 2020 in Cobra Kai

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
La prima stagione di Cobra Kai mi ha divertito e appassionato come non credevo che sarebbe riuscita a fare, perché non sono mai stata una grande fan di Karate Kid.
Invece, la serie ha risvegliato la sbarbina che, evidentemente, è ancora in me, con un buon mix di azione, avventura e -povera me- nostalgia, perché ci sono tanti micro/macro rimandi ai tormentoni cult della saga di Karate Kid.

Per quel che mi riguarda, un grosso merito è dovuto alla durata e al numero degli episodi, in cui la narrazione è ridotta all’essenziale e va dritta al sodo, come i migliori teen movie degli anni Ottanta (per me, in questo senso, due esempi fondamentali sono il primo Ritorno al futuro e I Goonies, ma, in realtà, nonostante i suoi 126 minuti, anche Karate Kid scorre piacevolmente e quasi non ci si accorge del suo minutaggio sostenuto).

Avevo sentito parlare del fatto che Cobra Kai avesse ribaltato gli assunti del film del 1984 di John G. Avildsen, con i “buoni” e i “cattivi” più incerti, mischiati, se non ribaltati.
Mai avrei pensato di poter parteggiare per Johhny (William Zabka).
Daniel LaRusso (Ralph Macchio) è un self made man che, invece dell’ammirazione che potrebbe suscitare per la sua brillante affermazione personale, provoca perlopiù fastidio. Al di là del “bullismo” che applica nei confronti di Johnny, quel che mi ha urtato del Daniel cinquantenne è la volontà di rivangare ogni 3×2, con chiunque, peraltro, cose successe quasi 40 anni prima. Insomma, la sua rivincita sul Cobra Kai se l’è presa e gli è servita per diventare quello che è, no? Ricco, affermato, sicuro di se, padre presente e uomo fisicamente in forma (al di là della finzione scenica, nel 2021 Macchio compirà 60 anni: da non credersi). Lascia in pace Gggionni e il suo dojo, oh. E che diamine… Scherzi a parte, un’altra cosa che mi è piaciuta della prima stagione di Cobra Kai (e che spero che la seconda mantenga) è la richiesta fatta allo spettatore di scendere a patti con la propria morale. I principi del dojo Cobra Kai sono discutibili: è ovvio che, dal punto di vista etico, il pubblico si senta portato ad apprezzare e condividere quelli del Miyagi-do. Eppure, la voglia di riscatto di Johnny Lawrence e dei suoi allievi è tale da spingere a dimenticare il motto del dojo (“Colpisci per primo, colpisci duro, nessuna pietà”), in favore di una vittoria di questi “perdenti”. Chissà come Lawrence gestirà i piccoli mostri che ha creato…

Voto prima stagione: 7 stelline e mezza.

[Aggiornamento del 10 ottobre 2020]
Seconda stagione
Confermo la buona impressione ricevuta dalla prima stagione. Aspetto la terza, in arrivo nel 2021!
Voto seconda stagione: 7 stelline.

[Aggiornamento del 11 gennaio 2021]
Terza stagione
Le prime 3-4 puntate della nuova stagione di Cobra Kai mi hanno fatto temere il peggio: che barba, che noia.
Poi, credo in corrispondenza dell’episodio in cui Johnny porta Miguel al concerto di Dee Snider dei Twisted Sister, tutto è tornato in carreggiata e ho ricominciato a divertirmi.
Johnny (William Zabka) mi piace molto: mi fa ridere, mi fa tenerezza, mi sorprende spesso.
Solo che… basta: l’antifona è chiara. Spero che la quarta stagione sia l’ultima, perché il grosso rischio corso tra il secondo e il terzo ciclo di episodi rischia di concretizzarsi a breve.
Voto terza stagione: 7 stelline (per un soffio).

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