Recensione su Bodyguard (2018)

/ 20187.127 voti
serie tvBodyguard (2018)
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Bodyguard / 9 Ottobre 2018 in Bodyguard (2018)

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Parte molto bene, Bodyguard, di cui i primi 15 minuti, con la scena del treno, sono forse i migliori di tutta la serie. Il prosieguo sembra – poi, tra alti e bassi – promettere cose interessanti, mostrandoci un rapporto molto ambiguo tra un bodyguard e la ministra dell’interno che deve proteggere. Lui, ex militare con sindrome da stress post-traumatico e con la voglia di vendicarsi di quei politici che “gli hanno rovinato la vita”; lei, dalle idee reazionarie e presa a simbolo di coloro che “mandano i soldati a morire senza sporcarsi mai direttamente le mani”. Tra il senso del dovere impostogli dal suo ruolo e la voglia di vendetta, per il bodyguard sopraggiunge poi anche una passione forte (e ricambiata) per la ministra, cosa che fa sì che la serie sembri fare nel migliore dei modi ciò che fanno tutte le migliori serie: raccontare personaggi complessi, più che storie.
Fin quando il tutto non si trasformerà in un blando e mero gioco di cospirazioni. Un gioco di cospirazioni in cui vi sono anche alcune scene di tensione ben riuscite, ma che sono veramente una parte piccolissima rispetto alla grossolanità del resto. Basti pensare che, per esempio, più di una volta gli indagati si ritrovano a svelare ogni minuzia dei loro crimini, negli interrogatori con la polizia, senza che venga fatta loro la minima pressione per parlare. Ecco, ed è probabilmente proprio questo il difetto più grande: tutte le soluzioni più importanti dei misteri ci vengono svelate attraverso il colpevole che ne parla al poliziotto che lo sta interrogando. E ciò mi ha fatto immaginare che ci siano stati degli sceneggiatori veramente pigri che, ad un certo punto, si siano messi a premere compulsivamente il tasto F4, stile quelli di Occhi Del Cuore.

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