Boardwalk Empire, tutte le facce dell’America degli anni ’20 / 19 Aprile 2015 in Boardwalk Empire - L'impero del crimine

Che il format della serie televisiva abbia assunto una nuova e significativa linfa (al punto da coinvolgere appieno attori, registi o comunque chi del mestiere, solitamente relegati in via esclusiva al grande schermo) è un dato di fatto visibile ormai praticamente a tutti.
Non fa scandalo perciò vedere gente come Martin Scorsese e Mark Wahllberg interessarsi ad un prodotto destinato al piccolo schermo. Se quel prodotto risulta poi essere decisamente convincente e ben realizzato grazie al lavoro di Terence Winter, allora non vi sarà la minima domanda da porsi.
Volendo essere banali, Boardwalk Empire si può definire come un crime drama di tipo storico. E’ infatti ambientato in un’America degli anni ’20, periodo che ha visto la comparsa del proibizionismo e una conseguente ondata di criminalità organizzata, contrabbando, corruzione e sangue.
Tra realtà e finzione, il racconto di Winter si protrae spedito fino alla sua conclusione, raccontando storie di uomini bramosi di potere e in perenne lotta tra di loro. Un potere che, com’è tipico, non lascia spazio a particolari scrupoli per essere ottenuto.
Infatti, una delle caratteristiche più riuscite dell’opera risiede sicuramente nell’immensa prova del cast e nella lodevole caratterizzazione dei numerosi personaggi. Steve Buscemi e il suo sfaccettato Enouch “Nucky” Thompson rappresentano probabilmente la figura che più di tutte si riesce ad elevare sopra gli altri. Ma trovo seriamente difficile andare a trovare l’anello debole in questa vasta galleria: Michael Pitt, Michael Shannon, Kelly Macdonald, Jack Huston, Stephen Graham, Vincent Piazza (questi ultimi, a parer mio, regalano due grandi interpretazioni di Al Capone e Charles “Lucky” Luciano) e tutti gli altri. Tutti regalano delle prove convincenti, e soprattutto regalano al pubblico dei personaggi memorabili, capaci di crescere e maturare in questo caotico universo criminale americano.
L’altro grande punto a favore del team di Winter è senz’altro quello della ricostruzione dell’ambiente, nonché dell’atmosfera e del contesto: nulla è fuori luogo o fuori contesto. Dai vestiti agli arredamenti, dalle musiche alle macchine, dagli spazi chiusi agli ambienti esterni (in cui il fiore all’occhiello è indiscutibilmente la ricostruzione del noto Boardwalk di Atlantic City). Tutto è curato fin nei minimi dettagli per rendere convincente questo avvincente racconto lungo cinque stagioni.
Non si può far altro perciò che rendere plauso a Terence Winter e alla sua “creatura”, uno dei migliori prodotti di stampo crime drama degli ultimi anni, nonché un affresco davvero ben realizzato di uno dei periodi più noti della storia americana.

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