Recensione su After Life

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serie tvAfter Life
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Morte e sincerità / 20 Luglio 2020 in After Life

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Confesso che, prima di vedere la serie tv After Life di Netflix, artisticamente, non conoscevo Ricky Gervais (non ho mai visto neppure The Office UK).
Quindi, non avevo ben chiaro cosa aspettarmi da questa serie brevissima (le due stagioni prodotte finora sono composte da 6 episodi ciascuna e ogni puntata dura poco più di 20 minuti) e, fino a questo momento, ne sono rimasta impressionata molto positivamente.

After Life parla di morte e disperazione con sincerità e, a fronte di alcune edulcorazioni e semplificazioni (ed esagerazioni!) legate pelopiù al medium e al formato scelto (praticamente, ha la struttura di una sitcom), fa pochi sconti a personaggi e pubblico.
Per dire, io ho perfino pianto.

Gervais, creatore, sceneggiatore, produttore e protagonista della serie, interpreta molto bene un uomo che dichiara di aver perso ogni ragione di vivere e che, pure (o, forse, per questo), conserva una visione molto lucida e pragmatica del mondo.
Intorno a lui, per contro, c’è molta comprensione. Gervais/Tony fa parte di una microcomunità empatica che, con diverse declinazioni, gli tende ripetutamente la mano.

Nonostante la tragedia e il dolore e alcune parentesi davvero drammatiche, finora, After Life mi piace, perché è un racconto positivo e propositivo, televisivamente gradevole per tempi (si guarda d’un fiato) e ambientazione (una sobria provincia inglese, simile a quella di Broadchurch, per intenderci).

Mentre io devo ancora vedere la seconda stagione, ai primi di maggio 2020 Netflix ha annunciato la produzione di un terzo ciclo di episodi.

Voto prima stagione: 8 stelline.

[Aggiornamento del 18 agosto 2020]
Voto seconda stagione: 8 stelline.

[Aggiornamento del 25 febbraio 2022]
Al termine della terza e ultima stagione di questa serie tv, confermo tutto, voto compreso.
La comunità descritta da Gervais è fantascientifica, perché è composta da persone estremamente tolleranti ed empatiche. Però, il racconto è estremamente credibile: basta un atto di gentilezza spassionato, per cambiare la giornata (e, forse, la vita) di qualcuno.
In periodi bui come quelli che stiamo vivendo, il cinico e scorrettissimo Ricky Gervais propone una formula sociale positiva e costruttiva, facile da adottare e da mettere in pratica, in qualunque contesto, a qualsiasi età. La semplicità del messaggio è confortante, ma -deo gratia- non è mai stucchevole.

Nota specifica su questa stagione: l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus COVID-19 viene citata (mai mostrata, neppure di sfuggita), ma, qui, il problema sembra avvenuto in un’altra dimensione o completamente risolto e dimenticato.

Voto terza stagione: 8 stelline.

Voto finale: 8 stelline.

6 commenti

  1. rust cohle / 22 Luglio 2020

    Non hai mai visto uno spettacolo di Ricky Gervais? Anzi forse dovrei chiederti se sei a digiuno di Stand Up Comedy o ne sai qualcosa?

    • Stefania / 22 Luglio 2020

      @rustcohle: non ho mai visto spettacoli di Ricky Gervais, lo dico all’inizio della recensione che, artisticamente, non lo conoscevo 😀
      Di stand up comedy sono digiuna nel senso che avrò visto uno spettacolo intero su Netflix. Diciamo che conosco il concetto, ho presente i nomi di alcuni famosi comedians statunitensi del passato (forse, questo è merito della Signora Maisel), penso che mi piacerebbe vedere uno show di Larry David (e Curb Your Enthusiasm). A proposito, ma comici italiani come Teresa Mannino sono o no stand up comedian? Perché, allora, in questo caso, credo di essere ferrata 😀

      • rust cohle / 22 Luglio 2020

        Assolutamente no. Teresa Mannino, Brignano, Battista, Pucci è tutta comicità più classica, Non Standupiana diciamo.
        Italiani ti consiglio Giorgio Montanini(forse il n. 1 attualmente in Italia), Filippo Giardina, Michela Giraud, Giorgio Magri.
        Qui ti linko uno sketch di Montanini, dura circa 10 minuti, se vuoi e hai tempo guardalo così te ne fai un’idea e si ti va mi dici che ne pensi:
        https://youtu.be/yNC9LB2QhkE

        Ah ricorda, la parola tabù non esiste in questo mondo.

        • Stefania / 23 Luglio 2020

          @rustcohle: grazie per i consigli, prendo nota e, appena riesco, do un’occhiata al video di Montanini 🙂 Su Netflix, ho (intra)visto un paio di italiani, Saverio Raimondo e Ferrario, ma non sono rimasta granché impressionata. Più che altro, ti domandavo della Mannino, perché (per ignoranza) fatico a trovare chiare differenze tra quelli che definisci “comici classici” e gli stand upper.

  2. rust cohle / 23 Luglio 2020

    Si, conosco gli spettacoli che hai nominato e devo dire che non fanno impazzire neanche me, però c’è da dire che molte volte la satira non fa ridere, e altrettante volte al comico neanche importa nulla che tu non rida, spesso sono degli schiaffi morali che mettono a disagio e fanno riflettere e basta, poi c’è chi è più propenso a questo tipo di comicità e si diverte di più(tipo me) e c’è chi invece non accenna neanche una smorfia, però in entrambi i casi non ti lascia mai indifferente, se il comico è bravo, si intende.
    Saverio Raimondo secondo me è bravino nella scrittura della punchline in se ma ha una voce inascoltabile, cosa molto importante a mio avviso in questo mestiere.
    Concludo consigliandoti i seguenti spettacoli che trovi su Netflix: Humanity di Ricky Gervais, 2017 di Louis C.K e Hilarious sempre di Louis C.K. Se mai dovessero piacerti dai un’occhiata anche a Bill Burr e Jim Jefferies.

    • Stefania / 23 Luglio 2020

      @rustcohle: oh, ma non mi interessa ridere per forza: a me piace chi mi fa vedere in maniera acuta una cosa da punti di vista diversi dal mio, soprattutto se “scorretti”. Credo sia anche per questo che mi piace After Life: Tony parla di morte con franchezza, in maniera fastidiosa, non accomodante, e, personalmente, per quanto doloroso, evidentemente, ho bisogno di sentirne parlare così.
      Prendo ulteriore nota, comunque.
      P.s.: la voce di Raimondo è uno dei punti a sfavore, per me, nei suoi confronti 😀

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