. / 27 Dicembre 2019 in A Christmas Carol

Visivamente importante ma poverissimo di contenuti. Ok rinnovare e rielaborare l’arcinoto A Christmas carol dickensiano (dopo oltre 170 anni la storia è stata riproposta in millemila modi) ma forse la spinta gotica e realista (è un ossimoro, lo so, ma che vogliamo farci?) è stata eccessiva da entrambe le parti. Se l’originale Scrooge ha una conversione repentina e, come redento, è accolto dalla comunità senza indugi e ben lietamente, lo Scrooge di qui è un tormentato con eternamente addosso le proprie colpe e con il marchio d’infamia dell’inglorioso passato sempre appiccicato addosso, mai davvero libero e mai davvero persona nuova e benvoluta.
A parte l’assenza del Natale in quanto atmosfera e sentimento (i tre spiriti. infatti, più che legati al Natale sembrano intesi come “spiriti” in senso di folklore popolare, quasi punitive entità divine di una qualche religione pagana – e forse non è casuale che ad invocarli sia proprio la moglie di Cratchit, il cui aspetto può far supporre un’origine dalle isole caraibiche dell’Impero Britannico, lì dove l’immaginario comune vuole siano sorti vudù e santeria) si avverte anche l’assenza di una dimensione del perdono in questa riproposizione del più noto racconto natalizio; anzi, più che assenza, la vera e proprio negazione del perdono. E senza il perdono, senza la speranza, viene meno anche il senso di un’opera quale Canto di Natale.
Bocciato.
Voto: 5 – – ma solo per il lato tecnico, altrimenti sarebbe un 3.

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