Recensione su Transformers - L'ultimo cavaliere

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Non è una recensione seria. / 24 Giugno 2017 in Transformers - L'ultimo cavaliere

Prendete tutti i generi di film: fantascienza (astronavi claustrofobiche, alieni, laser, spazio profondo, robottoni in guerra), fantasy (quello con i maghi e gli orchi, per intenderci), commedia (Harry ti presento Sally ? Meglio di no, se l’amico in comune si chiama Michael Bay), storia d’amore (non quella di Celentano: “e uno schiaffo all’improvviso le mollai sul suo bel viso”), telenovela (tutte: da Sentieri a Manuela, da Dallas a Beautiful), fiction rai (tipo Don Matteo, Padre Pio e Rin tin tin, Derrick e Rex, metteteci anche quelle Mediaset, tipo: Il Bosco), horror (quando è il film a fare paura non quello che racconta però), giallo (è un colore dell’arcobaleno), avventura (Sir Philip Anthony Hopkins è il nostro archeologo esperto di storia antica e Transformers di fiducia), dramma storico (Re Arturo, per gli amici Artù.), spaghetti western ( a tavola che è pronto!!!), animazione (ri-animazione), biblico (amen), carcerario (quando la sala cinematografica ha le sbarre alle porte), comico (spesso senza neanche volerlo), grottesco, guerra, kung fu, mitologico, musicale, thriller, sentimentalone, fatto ? Ok, adesso prendete un frullatore a fissione nucleare e versate gli ingredienti nel boccale, fatto ? Premete il tasto “potenza massima” .

E insomma, Michael Bay ha fatto il mischione (rileggete, non è un’offesa).
Ci ha messo tutto, che di per sé potrebbe essere anche una trovata geniale, peccato che per sviluppare una pellicola del genere ci vorrebbero almeno dodici lungometraggi da quattro ore l’uno e una storia scritta decentemente.
Lui, invece, l’ha fatto in un solo film, pensate un po’ !
Qualcuno dirà, ma è un maledetto portento…e invece no !
Che esperienza mozzafiato toccare ogni genere cinematografico per meno di un secondo e usarne un altro per “approfondire” i personaggi: l’eroe senza famiglia genio laureato all’Università della Strada, l’eroina (purtroppo non la droga, di quella ce ne sarebbe stato bisogno) bellissima, acculturata e coraggiosa, il vecchio saggio ubiquo -sempre al posto giusto nel momento giusto-, la bambina senza famiglia, l’assistente di colore, simpatico e con gli occhiali che non muore mai, i militari buzzurri e, alla fine della fiera, ci sono anche i robot. Un frame a testa è più che sufficiente…
E taaaaaaaac, il gioco è fatto, il pubblico non si concentra su niente, non sa cosa sta vedendo e, purtroppo o per fortuna, una volta uscito dalla sala non ricorda nemmeno il titolo del film che ha appena finito di vedere. C’est la vie.

ps. Mi raccomando, non bevete l’intruglio frullato, altrimenti potreste trasformarvi in Michael Bay.

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