Recensione su Un disastro di ragazza

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L’anticonformismo fa il giro e diventa uno stereotipo / 9 Agosto 2017 in Un disastro di ragazza

Ho apprezzato Apatow in altre occasioni e soprattutto, per aver creato Love, ma questo film, che pure, nella definizione dei protagonisti e dei loro problemi emotivi, presenta notevoli affinità con quella serie tv, non mi è piaciuto affatto.
Due ore e spiccioli mi sono sembrate davvero troppe per raccontare il disordine sentimentale e psicologico di una ragazza che, nel suo anticonformismo, è uno stereotipo fatto e finito.

Non conosco Amy Schumer nelle vesti di stand up comedian che l’hanno portata al successo: certo è che, qui, non ha suscitato in me né simpatia, né empatia e la sceneggiatura da lei firmata mi ha stancata presto, perché -per i miei gusti- gira abbondantemente a vuoto, proponendo un affastellamento un po’ sterile di comparsate più o meno illustri (ci sono un paio di personaggi della tv statunitense a me ignoti, ma la mia ignoranza in materia non fa testo) e di riferimenti alla cultura pop spesso forzati (film, canzoni, attori… Il Trono di Spade viene citato almeno in due occasioni).

Anche Bill Hader, che, altrove (The Skeleton Twins, per esempio), non mi era dispiaciuto, qua mi è parso abbastanza incolore.
Poi, ci sono Tilda Swinton che fa (bene) la carogna in carriera, Ezra Miller che -vita natural durante- sembra costretto a fare l’efebo, ma, qui, usa molta autoironia, un altrettanto autoironico John Cena, Brie Larson pre-Oscar, Daniel Radcliffe e Marisa Tomei impegnati in camei inutili e i campioni di basket LeBron James e Amar’e Stoudemire nel ruolo di sé stessi (forse).

La scena più azzeccata e originale è sicuramente l’incipit, con il discorso fra il papà tendente alla poligamia e le due bambine. Per il resto, mah.

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