Recensione su To Rome With Love

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13 Novembre 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

No ma dico, ne avevo sentito parlare da tutti talmente male che credevo peggio. Credevo di morire! Invece c’è solo un incipit terrificante, con delle musiche spaventosamente da Vanzina o in alternativa da pizza-mandolino, e poco altro. Intreccio di varie storie, con dentro tutti, Benigni e il tipo di Facebook e Juno, e Alec Prezzemolo Baldwin. E ca**o, il tipo di boris! E Epifanio!
Impossibile non provare antipatia per i giovani americanozzi studentelli, che se la vivono in centro a Roma. Toh, c’è pure il direttore della fotografia di Boris.
Sparpagliatamente, a ogni personaggio maschile è assegnata d’ufficio qualcuna delle note sfaccettature di Woody, che si limita al ruolo del nevrastenico ma anziano e tranzollo.
C’è una venatura surreale, che se avesse funzionato sarebbe stata la qualità del film, non compiuta (inaboutie) ma che è a suo modo interessante: in tutte le vicende c’è qualcosa di tanto fuori dalla logica quanto accettato come normale dai personaggi. Questo crea uno scarto di senso che è anche abbastanza nì, cioè no ma quasi. Tipo Baldwin, che parte alla pari con gli altri e metamorfosa senza sforzo in una specie di Grillo parlante/coscienza CINICA e disillusa, onnipresente. O la non spiegazione di cosa faccia da motore all’episodio Benignesco.
Un film non venuto, anche se si volessero trascurare le banalità da Italia-vista-dall’Amerigano medio, probabilmente inestirpabili dal cervello del regista (tutti che continuano a dire che roma è unbelievable). Chiusa sulla morale dell’Allen degli ultimi anni,irrefrenabile voglia di fare il maestrino, tutti scopano con tutti perché va così, perché stuff happens.
Pezzi di genietto sparsi, a me ha fatto piegare dentro (praticamente un origami interno) questa frase:
“She knows names,
she knows buzzwords,
she knows certain
cultural phrases that imply
that she knows more
than she does…
The anxiety of influence,
the Bartok string quartets,
the perversion of the dialectic,
La Sagrada Familia…”
Voglio andare a dirla alle tizie in giro 🙂

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