Recensione su Anarchia - La notte del giudizio

/ 20146.2210 voti
7

Max

a nation reborn / 11 Marzo 2015 in Anarchia - La notte del giudizio

The purge. letteralmente epurazione. quella a scapito di poveracci e straccioni a vantaggio dei più forti ( i riccastri reazionari ). I tre protagonisti della storia – la famigliola disagiata, la coppietta in crisi e l’ex poliziotto rancoroso – si ritrovano costretti a convivere sotto lo stesso uzi persi nel bel mezzo della città durante le dodici ore dello Sfogo. Rispetto al primo capitolo il discorso si fa più politico che di classe, tant’è che se nel primo i poveri erano tutti vittime, qui qualcuno è pure un bel figlio di puttana. In questa odissea distopica la nostra eroina preferita è sicuramente Cali, che rompe le palle dall’inizio alla fine (“Tu sarai la mia spina nel fianco, giusto? dice il bel tenebroso) ma ha anche un gran cuore ed un senso per la giustizia che solo i giovinastri idealisti. La scelta di rendere il film più corale funziona, diventando una sorta di Ombre Rosse in cui l’eterogeneo gruppo deve stringersi a sé non in nome di un nemico esterno ma interno: un altro volto della stessa america. E nel finale c’è tutto il tempo per sfornare tonnellate di politicamente corretto in un film che dovrebbe minare la stessa base della correttezza per colpire nel segno. I buoni si rivelano buoni fino in fondo ed i cattivi la pagano sempre. Niente di particolarmente significativo insomma. La vera cifra stilistica del cinema Hollywoodiano dell’ultima decade che, se da un lato critica le basi delle sue certezza, alla fine le fa affogare tutte in una marea di retorica.

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