Recensione su The Night Of

/ 20168.060 voti

Il terribile peso dei pregiudizi inquisitori / 28 Dicembre 2016 in The Night Of

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ciò che mi ha colpito positivamente di questa miniserie, è la rappresentazione della macchina giudiziaria statunitense, mostrata -forse- nella maniera più impietosa possibile: tra pregiudizi, errori di valutazione, leggerezze durante le indagini, corruzione e varie violenze matematicamente impunite all’interno delle carceri, solita (e ormai insopportabile) sicumera tipica dei processi in tribunale, The Night Of non sembra temere di dipingere il complesso di procedure giudiziarie e legali a stelle e strisce come un baraccone in cui le eccellenze e i buoni propositi esistono, ma restano intrappolati in una serie di “antipatiche” maglie procedurali su cui pesano pregiudizi sociali che assumono un ingovernabile peso inquisitorio.

Tolto questo, la buona descrizione d’ambiente e le ottime interpretazioni dei protagonisti (John Turturro e Riz Ahmed), The Night Of mi è piaciuto, senza -però- conquistarmi del tutto, complici una serie di leggerezze e incongruenze narrative che, seppur considerate nell’ottica “critica” della miniserie, mi hanno lasciato perplessa: in particolare, mi ha stupito negativamente il fatto che, durante tutte le indagini, non venga mai (dico, maimaimai) preso in considerazione il fatto che, a dispetto dei litri di sangue sparsi con schizzi chilometrici nella camera teatro dell’omicidio, l’accusato non si sia sporcato neppure un po’.
Non si tratta solo di un “errore del sistema”, che condanna subito e a priori il principale sospettato, ma di una falla della sceneggiatura: nessuno, narrativamente parlando, fa presente un dettaglio fondamentale dei racconti di genere, né l’accusato, né alcuno dei suoi avvocati. Incredibòl.
Vittima di questo vizio narrativo, è scemato via via anche il mio entusiasmo nei confronti della costruzione altrimenti molto interessante del carattere del protagonista e della nascita della vicenda: il pubblico tende a parteggiare per il giovane Naz, perché assiste con lui alle evoluzioni della fatale serata. L’assunto è: credere a ciò che si vede, finché lo si vede. Lo spettatore assiste a specifici momenti della notte brava di Naz e ciò discorda sensibilmente rispetto a quello che afferma l’accusa (es. l’adescamento in stile serial killer, ossia pianificato, della vittima), però anche al pubblico manca la descrizione del momento dell’omicidio e le ombre che piovono sul protagonista fanno nascere leciti dubbi sulla sua innocenza. Peccato che la citata assenza di sangue cancelli proprio tali succosi e stimolanti dubbi.

Ad ogni modo, The Night Of è un prodotto televisivo rimarchevole per qualità estetica e ritmo, che, complice la bella rappresentazione di varia umanità di cui l’eccellente prova di Turturro è l’apice, tanto mi ha ricordato un certo “cinema metropolitano” nordamericano degli anni Settanta (magari, l’esempio è campato per aria, ma, guardando questa miniserie, ho pensato e ripensato spesso a film come Serpico di Lumet).

4 commenti

  1. SergioD / 21 Ottobre 2019

    Vero. Ha fatto riflettere anche me il fatto che nessuno mai abbia fatto riferimanto all’eventuale sangue addosso al sospettato.
    Tutto sommato, a parte questa lacuna incomprensibile, il film mi è piaciuto molto. Ottimi i protagonisti.

    • Stefania / 22 Ottobre 2019

      @sergiod: sai che l’episodio pilota era stato girato con James Gandolfini al posto di John Turturro? Il ruolo dell’avvocato era stato affidato a lui, ma, poi, Gandolfini è morto all’improvviso e… 🙁 Ricordo che, mentre guardavo la miniserie, ogni tanto pensavo a come sarebbe stato John Stone interpretato da lui 🙂

      • SergioD / 22 Ottobre 2019

        Mi è piaciuta molto la tua analisi, tuttavia pur riconoscendo il grande talento di Gandolfini che era indubbiamente un grande attore, direi che Turturro ha interpretato il ruolo in maniera egregia, difficilmente direi superabile. Una scelta davvero azzeccata, un ruolo che gli calza a pennello. Riz Ahmed poi, sembra sia nato per quel ruolo, la sua mimica facciale già dice tutto senza neanche bisogno di parlare.

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