Recensione su The Get Down

/ 20167.529 voti
serie tvThe Get Down
Creata da:

Luhrmann all’ennesima potenza / 26 Agosto 2016 in The Get Down

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Primi 6 episodi
Semplicemente, The Get Down è Baz Luhrmann all’ennesima potenza: romanticismo-base, il musical di Broadway, favole, Shakespeare, musica come battito vitale, rappresentazione del potere e della violenza, epica, amore per il kitsch… Tutti gli elementi tipici del suo cinema, ben definiti fin dai tempi del suo film d’esordio, quel Ballroom che rivisitava storie come Cenerentola a ritmo di balli da sala, sono dosati e mischiati con sapienza, per creare una storia archetipica di crescita e affermazione personale inserita in una cornice storica ben precisa e intrigante come può essere quella della New York di fine anni Settanta, stretta tra delinquenza e crisi economica.

Il pilot della serie, diretto proprio dal regista australiano, è, se possibile, l’episodio più caotico ed adrenalinico, in grado di circoscrivere plot e ambientazione, definendo senza compromessi la cifra dell’intera serie: tra i soliti effetti sonori pacchiani ma divertenti (Shao, per esempio, si muove al suono di cartooneschi fu-fu, come se fosse La Furia di Hong Kong di Hanna & Barbera), un montaggio serratissimo e movimenti di macchina da applauso, Luhrmann mette in scena tutti gli elementi del racconto, lasciando presagire grandi emozioni e palpitanti conflitti appoggiati ad un comparto tecnico (costumi, scenografia, fotografia, ancora montaggio e, soprattutto, colonna sonora) di altissimo livello.
Se, da un lato, le musiche (originali e non), sono una parte fondamentale del racconto in grado di ergersi a elemento narrativo, un grande punto di forza della serie è rappresentato dagli attori scelti per far parte del cast: in particolare, i giovani interpreti, poco più che esordienti (ad eccezione del figlio d’arte Jaden Smith), incarnano in maniera eccellente i rispettivi personaggi, con volti e corpi (e capelli!) ben inseriti nella cornice narrativa.

La violenza è mostrata (bambini abbandonati fanno parte di gang dedite ai furti e agli omicidi, uomini e donne sono vittime di stupri, il mercimonio dei corpi e delle anime è quantomai diffuso, il degrado sociale e urbanistico -mostrato anche attraverso l’uso di materiale documentario originale- è avvilente), ma oso dire che è disturbante a livello inconscio: nel momento in cui si assiste ad un determinato evento (es. la violenza a cui è sottoposto il discografico Moreno), la confezione (e ribadisco ancora l’eccellenza del montaggio) permette sia di sublimare lo shock che di assorbire il messaggio. Un lavoro di questo tipo non edulcora o travisa un concetto (in questo caso, la violenza sessuale), ma mostra quali assurde forme può assumere una forma di abuso e, benché il ritmo della narrazione sia concitato, lascia che lo spettatore ne prenda atto con calma e ne valuti aspetto ed esiti.

Tra le tantissime, qual è la scena più emozionante? Secondo me, è quella in cui viene creata Set Me Free, che domande! 🙂
(attualmente, è difficile trovare il segmento completo dell’episodio in cui è contenuta, ma questo frammento lascia ben intendere la progressione emotiva della sequenza http://bit.ly/2bEDnvz )

Gli ultimi cinque episodi saranno distribuiti nel 2017: ci tocca aspettare. Intanto…
Voto primi 6 episodi: 9

Ultimi 5 episodi
Incredibile: tanto è esaltante e ben confezionata la prima parte, quanto è irrisolta e male orchestrata la seconda, ridotta a una mera ripetizione del solo concetto “il mio sogno-il tuo sogno”.
Eppure, gli 11 episodi sono stati realizzati in blocco, non si tratta di un errore di “pesi”, distribuiti diversamente per via di una produzione imbastita a posteriori dopo il successo della prima.
Perfino la colonna sonora sembra averne risentito, tanto che i brani originali di Mylene Cruz sono “sballati” (quello “scandaloso” è completamente fuori contesto e la lunghissima scena all’interno della discoteca è puro fumo senza arrosto).
Se nella prima tranche narrativa le vicende dei vari personaggi contribuiscono a caratterizzare peculiarmente un preciso momento storico e culturale, nella seconda non c’è niente di tutto questo e la serie tv finisce per risolversi in un banale pasticciaccio in costume in cui si perdono di vista anche le caratteristiche migliori dei personaggi più carismatici.
Gli inserti animati, poi, nel tentativo di configurarsi come parentesi lisergiche, aggiungono ulteriore desolazione narrativa.
Cocente delusione.
Quasi quasi, a coloro i quali che -ancora- non l’hanno approcciata, consiglio di vedere solo la prima parte della serie tv.

Voto ultimi 5 episodi: 4

Voto complessivo: (per questa volta, in malora la matematica) 5

4 commenti

  1. Federico66 / 26 Aprile 2017

    @Stefania, naturalmente mi hai incuriosito 🙂 e quindi mi sono fatto una maratona per vedere la seconda parte. Ad essere sincero volevo abbandonare dopo il primo episodio, ma sono andato avanti.
    Risultato: sono pienamente d’accordo con la tua analisi ed aggiungo solo che ho avuto l’impressione di guardare la parodia di se stesso. Gli inserti animati non aiutano, anzi accentuano questo punto di vista. Musicalmente non c’è confronto con la prima parte.
    Una vera delusione, peccato 🙁

  2. Federico66 / 26 Aprile 2017

    @Stefania: forse la mancanza di Baz Luhrmann alla regia si sente più del previsto, e la “storia” ha preso un’altra strada.

    • Stefania / 26 Aprile 2017

      @federico66: in realtà, Luhrmann ha diretto un solo episodio (il primo). Piuttosto, ha scritto e co-prodotto tutta la serie: trovo davvero strano che non abbia riportato in carreggiata la serie, ri-sob…

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